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La birra in Francia: eleganza e piacere, identità e carattere

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Esistono luoghi sempre molto piacevoli, perfetti per bersi una birra. Tra questi i bistrot francesi hanno un fascino tutto particolare. Un tavolino all’aperto, il passeggio della gente ed ecco il Garcon, con il tipico grembiule ripiegato, appoggiare una “Demi Pression” dalla schiuma perfetta. Indipendentemente dalla geolocalizzazione, che sia in Costa Azzurra o in Provenza, in un quartiere parigino, in un villaggio del Perigord o sulla costa oceanica della Bretagna, quel momento è puro piacere.

Perché la birra, in Francia, è tradizione e storia, eccellenza e alta qualità. Il più antico birrificio di Francia si trova a Hochfelden, nel nord dell’Alsazia ad alcuni chilometri da Strasburgo e ha cominciato a produrre nel 1640.

Sarà per questo che, secondo la ricerca di “Baromètre Sowine/Dynata 2022, il 51% dei francesi indica la birra come bevanda alcolica preferita, che cresce del 12% nella preferenza dei consumatori e, per la prima volta, supera il vino (49%).

Anche in Francia sta aumentando  il comparto delle birre del territorio, spesso realtà di piccole medie dimensioni che valorizzano le materie prime locali e la cultura birraria regionale. Una sorta di piccola grande rivoluzione con esempi particolari, da una IPA di stile statunitense prodotta in Alta Savoia, ad una birra dal sentore affumicato che nasce a Grenoble. In Corsica, bellissima nella sua affasciante rudezza, viene prodotta una Amber Lager “Bière à la Châtaigne” dove la farina di castagne sostituisce in parte il malto.

Bella storia anche quella che vede protagonista un Pellicano. Si chiamava così “Pélican” la birra nata nel  1914 con Louis Boucquey, Armand Deflandre e Raoul Bonduel, tre fabbricanti di birra a Lille. Nel 1935, Jean Deflandre, figlio di Armand, ha l’idea di unire due malti e utilizzare la fermentazione alta invece che bassa e crea una birra molto diversa dal solito. Cambia così il nome che diventa “Pelforth” unendo Pélican e fort. Tre sono le referenze di questa birra di grande identità, un vero piacere degustare la Blonde, la Brune o la Ambrée.

Le zone della Francia dove è maggiormente presente la produzione brassicola sono il nord e l’est. In totale nel Paese si contano oltre 600 produttori di birra.

Alsazia, Lorena, Nord-Pas-de-Calais sono luoghi dove gli abbinamenti birra-cucina del territorio, sono davvero imperdibili.

A Schiltigheim, capitale della birra d’Alsazia, in occasione della Festa della Birra che si tiene ad agosto, da provare il bretzel (tipico pane a forma di otto salato in superficie) da abbinare ad una birra Fischer: Tradition per chi ama una lager di grande bevibilità oppure Doreleï per chi preferisce un’ambrata di carattere. Per non farsi mancare nulla, abbinamento suggerito con la Fischer Blanche e “Stinco brasato” ovviamente alla birra.

Ad una ragionevole distanza, nella confinante regione della Lorena, merita una visita il Museo Internazionale della birra a Stenay.

Molto interessante e piacevole il percorso turistico “La route de la bière et ses saveurs”, 40 km tra la Champagne e le Ardenne francesi.

Tra storia, leggende, piccoli borghi e autentiche brasserie artigianali, da scoprire Charleville-Mezieres con la Petite Brasserie ardennaise o Lanoise-sur-Vence con il Relais de la Poste et de Messagerie che risale al 17 secolo e la piacevole e la brasserie Ardwen dove l’orzo con cui producono la bionda, la Blanche e l’ambrata proviene dalla Champagne.

Curiosità finali. Per un’esperienza “oltremare” ecco la Lorraine una birra bionda prodotta dall’omonimo birrificio in Martinica. Sull’isola di Oleron, di fronte a Rochefort sulla costa atlantica, il birrificio “Des Naufrageurs” piccola realtà di grande charme. Un’analoga esperienza si può vivere con la birra de Ré nell’île de Ré.

Per un aroma torbato, da provare la Adelscott il cui malto subisce una lavorazione similare a quella del whisky.

Un altro angolo di paradiso, l’isola di Porquerolles adagiata nel mediterraneo, merita la degustazione della birra artigianale Hypaea del birrificio Porquerollaise che produce in modo totalmente eco-responsabile.

Appuntamento a maggio a Parigi per la “Paris Beer Week”, festival della birra artigianale.

Andrea Radic
Giornalista

La birra in Belgio: una tradizione secolare di gusto e identità

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Il Belgio ha poco più di undici milioni di abitanti e oltre mille varietà di birra: a conti fatti una ogni undici mila persone. La birra belga è un simbolo della nazione per storia, cultura e piacere.

Le prime corporazioni di fabbricanti nascono nel corso del 1300 a Bruges, Liegi e nel 1356 a Bruxelles dove nel XV secolo la sede della Gilda (corporazione) dei Tappezzieri, “De Gulden Boom” (L’albero d’oro) sita nella Grand Place, viene anch’essa acquistata dai fabbricanti di birra.

Da allora il Belgio ha sempre occupato un posto d’onore nel mondo brassicolo. Tra il 1700 e il 1800 il diffondersi delle attività artigianali nei monasteri Trappisti riguarda anche la produzione di birra. In Belgio vi sono sei monasteri dove i monaci producono birra: Westmalle, Westvleteren, Achel, Chimay, Orval e Rochefort. Inizialmente la produzione era ad uso esclusivo dei monaci, ma alla fine del 1800 iniziano le prime attività commerciali.

L’arte della fabbricazione della birra è gelosamente custodita sia in ambito religioso che civile, gli insegnamenti e i segreti si tramandano di padre in figlio, sino alla nascita, nel 1886 a Gand, dell’Istituto superiore d’industria della birra, di fatto la prima scuola birraria, cui segue l’apertura di una sezione dell’industria della birra all’università cattolica di Lovanio.

All’inizio del ‘900 in Belgio si contano oltre tremila birrifici, e nel 1934 nasce la prima “Triple”. Nell’immediato dopoguerra, i monaci dell’Abbazia di Affligem, fondata nelle Fiandre nell’anno mille, firmano un accordo con un birrificio di Anversa per produrre le loro birre. È la prima volta che una “birra di abbazia” viene prodotta al di fuori del monastero.

Una storia lunga e affascinante che, nel corso del tempo, ha attraversato numerose vicissitudini, incluse alcune guerre, ma ha sempre protetto la tradizione e la qualità della birra nelle sue diverse tipologie dalle Pilsener, alle Ale, dalle trappiste alle ambrate, sino alle particolari Lambic e alle ricercate birre d’Abbazia. Dal 2016 grazie alla passione dei birrai belgi, e alla loro spasmodica ricerca delle migliori tecniche produttive, “La tradizione della birra in Belgio” viene iscritta nell’elenco del Patrimonio Immateriale dell’Umanità”.

La birra è infatti, nel Belgio come in altri Paesi di grande tradizione brassicola, espressione piena della cultura e dell’identità della nazione ed è strumento attivo dell’Unione tra le comunità. Un denominatore comune della convivialità.

Gustare una birra belga è innanzitutto un piacere e la varietà di tipologie consente una scelta adatta ad ogni momento e a numerosi ghiotti abbinamenti. Le diverse birre sono prodotte in maniera tradizionale ma spesso contengono profumi e aromi particolari dagli agrumi alle spezie, alle erbe spontanee. Ottimamente bilanciate nelle note amare, acide e sapide, sono birre di carattere e struttura ben rappresentative di una cultura ultra secolare, tra le tante Fiamminghe Scure, Stout, Geuze, Bianche, senza dimenticare le Birre di Natale, dalle note speziate e avvolgenti.

Particolare la “Lambic” una birra a fermentazione spontanea, il cui raffreddamento all’aria aperta consente di ricevere lieviti spontanei infondendo le caratteristiche del territorio. Successivamente, affinate in legno, trovano la loro piena espressività. In alcune tipologie l’aggiunta di ciliegie morbide e succose dona un piacevole sentore fruttato, come nella Mort Subite Xtreme Kriek.

Tra gli innumerevoli gustosi abbinamenti, da provare un tipico “Ragù” della tradizione partenopea con una delle Belgian Strong Ale, ad esempio una Dark dalle note di frutta secca e spezie. Perfetta davanti ad un camino acceso e alle “costine alla brace”, una birra doppio malto di alta fermentazione, come la Affligem Blonde.

Per una vasta scelta il Delirium Bar di Bruxelles, con oltre duemila etichette in carta, così tante da rientrare nel Guinness dei Primati.

Andrea Radic
Giornalista

Il trentino Silvio Galvan vince il premio Fondazione Birra Moretti per la valorizzazione della birra a tavola

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IL PREMIO DI FONDAZIONE BIRRA MORETTI AI CAMPIONATI ITALIANI ASPI

All’evento ASPI “Champagne in Villa”, il Premio Fondazione Birra Moretti per la valorizzazione della birra a tavola è stato assegnato al trentino Silvio Galvan. A conferire il riconoscimento è stato Salvatore Castano, Miglior Sommelier d’Europa & Africa nel 2021 e vincitore del Premio Fondazione Birra Moretti nel 2019.

 

In occasione di “Champagne in Villa”, l’evento ASPI (Associazione della Sommellerie Professionale Italiana) volto a promuovere il Miglior Sommelier d’Italia 2022 ed il Miglior Sommelier Junior 2022 che si è svolto a Monza lo scorso 14/15 maggio 2022, Fondazione Birra Moretti ha premiato Silvio Galvan per la valorizzazione della birra a tavola per la passione, la professionalità e le alte capacità dimostrate.

Silvio Galvan, 31 anni, trentino d’origine, è oggi sommelier presso l’hotel La Perla di Corvara (BZ). Ha iniziato il suo percorso nel mondo della ristorazione a soli 15 anni, quando ha intrapreso gli studi presso l’Istituto di Formazione Professionale Alberghiero di Levico Terme. “Questa passione è nata durante gli studi all’istituto professionale Alberghiero di Levico, dove, non smetterò mai di dirlo, ho avuto la fortuna di trovare insegnanti che sono riusciti a trasmettermi la loro passione e la loro voglia di fare ospitalità”, racconta il giovane.

A premiare Silvio Galvan è stato Salvatore Castano, Miglior Sommelier d’Europa & Africa nel 2021 e, nel 2019, vincitore del Premio Fondazione Birra Moretti per la valorizzazione della birra a tavola.

Salvatore Castano, nato a Messina, continua a farsi conoscere nel panorama internazionale e, dopo aver rappresentato l’Italia ed aver girato il mondo, oggi lavora al Londra  per un importante fornitore di vini.

PAOLO MERLIN, DIRETTORE DI FONDAZIONE BIRRA MORETTI: IMPORTANZA DELLA BIRRA NELLA SOMMELLERIE

Durante l’evento dedicato alle figure professionali che accompagnano i consumatori nelle loro scelte e creano percorsi d’abbinamento nei quali le bevande vengono consigliate per valorizzare al meglio piatti e sapori innovativi, la birra si è confermata protagonista insieme al vino.

Paolo Merlin, direttore di Fondazione Birra Moretti spiega: “La partnership tra Fondazione Birra Moretti e ASPI è nata diversi anni fa e, oggi come ieri, siamo orgogliosi della nostra collaborazione e di aver partecipato nuovamente a questo prestigioso concorso a conferma dell’importanza della birra nella sommellerie e della continua valorizzazione dei giovani talenti, che da sempre ci contraddistingue. La birra è una bevanda millenaria che negli anni ha saputo distinguersi e farsi riconoscere, è uno degli elementi distintivi dell’evoluzione della figura del sommelier” continua il Direttore. “Durante un abbinamento o nella ricerca del prodotto che meglio risponde ai gusti, alle esigenze ed alla curiosità del cliente, la presenza di un professionista che sappia rispondere in maniera chiara e competente a tutte le sue richieste è fondamentale per guidare il consumatore verso scelte consapevoli e per diffondere la cultura della birra a tavola”.

Birra nel mondo: Africa

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L’Africa è la terra dei contrasti, dagli aridi deserti alle praterie, dalle foreste pluviali a fertili paludi. Ma è anche la terra delle prime innovazioni. Infatti, i popoli che abitavano queste terre nel periodo delle grandi migrazioni portarono con sé, durante i loro spostamenti, cereali come miglio ed orzo. Questi cereali però non venivano coltivati per sfamarsi, bensì per produrre la birra che ha contributo allo sviluppo dell’agricoltura.

L’antico Egitto

La birra si diffuse nell’antico Egitto intorno al 3.500 a.C. dove veniva considerata un elemento essenziale all’interno delle loro diete e rimase per più di 3.000 anni la bevanda più popolare. Gli antichi egizi credevano che l’arte della birra discendesse direttamente da Osiride, (l’inventore dell’agricoltura e della religione) considerandola così la bevanda più sicura e più bevuta, tanto da dedicarle una divinità: la Dea Tenenet.

Con l’arrivo di Alessandro Magno che nel 332 a.C. conquistò l’Egitto e introdusse leggi e tasse che ostacolarono la birra, il vino prese il sopravvento.

La cultura birraria

La birra indigena, tramandata dalle donne di generazione in generazione, veniva consumata durante la fase di fermentazione quando i lieviti ed i batteri locali utilizzati per convertire in alcol gli zuccheri dei cereali creano delle birre sempre diverse per gusto e profumi. Questo fa parte delle tradizioni di “birra casalinga” tipiche della cultura di questi popoli.

Queste birre, presenti ancora oggi nel mercato locale, vengono fatte con alcuni prodotti tradizionali (es: miglio, radice di Manioca), ma le birre disponibili attualmente sul mercato africano sono prevalentemente Lager di stile Europeo.

Prima del 1600, le donne che abitavano Capo di Buona Speranza, producevano Birre con ingredienti locali da bere durante feste, incontri ed altri eventi, ma con l’arrivo degli europei vennero inseriti nuovi ingredienti che riflettevano maggiormente i loro gusti.

Questa parte di terra divenne uno scalo per le navi della Compagnia delle Indie e, nel 1664, i coloni olandesi concessero la licenza per produrre birra che veniva poi venduta ai marinai per i viaggi in mare. Così il monopolio della Compagnia delle Indie Orientali sui prodotti importati e le condizioni di vendita hanno soffocato l’industria birraria locale.

La nascita dei birrifici ed i nuovi ostacoli

Nel 1790 l’arrivo degli inglesi ha portato alla nascita di nuovi birrifici.

Ma con la corsa all’oro della fine del XIX secolo, seppur aumentò la richiesta di lavoratori, i coloni proprietari delle miniere, temendo che l’alcol riducesse la produttività dei minatori, introdussero una legge (nel 1897) che dichiarava illegale il consumo di alcol da parte degli abitanti di quelle terre.
Questo però, ha avuto anche un effetto contrario e inaspettato, infatti i proprietari delle miniere stesse iniziarono a vendere, tramite il mercato nero, la birra ai loro lavoratori o a fornirla come compenso salariale.

Il tipo di birra e lo stile di produzione che hanno introdotto i coloni europei, dall’inizio del 900, ha lasciato un segno indelebile. Iniziarono così a sorgere i grandi birrifici che, per ampliare il loro business, cominciarono a produrre birre con ingredienti locali così da indurre all’acquisto anche i consumatori di birra casalinga.

Nonostante le restrizioni imposte, le donne continuavano a produrre le birre tradizionali e, durante gli anni dell’apartheid (1948-1991), la producevano in segreto ed offrivano un posto dove consumarla e rilassarsi. Con l’abolizione dell’apartheid, questi luoghi segreti sono diventanti luoghi popolari dove recarsi per compare alcolici, mangiare e stare in compagnia.

Oggi, nonostante il mercato sia guidato da poche grandi aziende e da una buona presenza di birrifici artigianali, esiste ancora la tradizione della “birra fatta in casa”.

Birra nel mondo: Oceania

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Sembra difficile da credere ma l’Oceania, con i suoi roventi deserti Australiani, i litorali rocciosi della Nuova Zelanda, l’umidità del Sud Pacifico ed una popolazione di circa 40.000.000,00 di abitanti, produce alcune delle birre più richieste al mondo. In questa terra la birra ha una storia relativamente recente e risale a quando i coloni europei caricavano, prima della partenza, la birra sulle loro navi perché rappresentava un’alternativa sicura e nutriente all’acqua.

Si narra che nel 1770 il capitano James Cook, primo europeo ed approdare in Australia orientale, sia partito con circa 4 tonnellate di birra.

I primi passi della birra in Oceania: l’Australia

Spuntano in una parte del continente dove, grazie alla posizione geografica eccezionale, si riesce a coltivare luppolo ed orzo.

Queste aree si concentrano principalmente in Australia che, grazie alla conformazione del suo territorio, riesce a produrre diverse qualità di birra. Ma i tentativi di produrre birra con tecniche ed ingredienti locali passano in secondo piano al fronte dell’azione dei migranti provenienti dai paesi europei (Regno Unito su tutti). Sono infatti i migranti del vecchio continente a plasmare l’evoluzione brassicola con l’importazione di Pale Ale, Porter e Stout. Ciò accadde principalmente per una questione di comodità per gli europei: erano infatti necessari circa 3 mesi di viaggio per trasportare le birre dall’Europa all’Australia.

Per questo motivo, nel XIX secolo, si cominciò a produrre le birre in loco portando ad un aumento della popolarità delle birre chiare, in particolare Pale Ale e Lager.

I primi passi della birra in Oceania: la Nuova Zelanda

Anche in Nuova Zelanda la birra arrivò solo nel XVIII secolo, precisamente quando gli Inglesi – che si stabilirono sulle coste neozelandesi – portarono con sé questa bevanda prima e, soprattutto, l’attrezzatura per poterla produrre.

All’inizio, nella  prima metà del 1.800, grazie alla tecnologia e ai processi di produzione importati dai coloni inglesi, si avviarono i primi esempi di produzione locale e, nella seconda metà dello stesso secolo, vennero aperti i primi pub in stile inglese che servivano principalmente Pale Ale, Porter e Stout.

Nonostante le condizioni climatiche e territoriali mettano sempre in difficoltà la produzione della birra, il settore è ad oggi molto sviluppato e la birra è tra le bevande alcoliche più comuni in questo continente.

Birra nel mondo: Asia

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Il continente asiatico si estende per 44.580.000 km² ed è per questo contraddistinto da diverse condizioni climatiche, a volte anche estreme. Basti pensare che solo il 20% del territorio è coltivabile, ma è da qui nascono molti degli ingredienti che servono per la produzione della birra.
Infatti alcune testimonianze, risalenti a 5.000 a.C, fanno pensare che l’Asia è il luogo in cui la birra è nata e dove sono stati coltivati per la prima volta l’orzo, il riso e ,forse (come lo ritengo alcuni studiosi), il luppolo.

La storia della Birra incrocia la storia dell’Asia

La storia della birra in queste terre è, in effetti, ancora più antica delle prime testimonianze. Tuffandoci nei ritrovamenti archeologici, troviamo la dimostrazione che la prima bevanda fermentata prodotta in Cina risale a circa 9000 anni fa, quando la civiltà neolitica utilizzò una tecnologia notevolmente avanzata per creare alcune le bevande fermentate simili alla birra, vista probabilmente come bevanda sacra e fonte di dissolutezza.

In antichità, questa bevanda simile alla nostra birra, veniva utilizzata durante rituali, cerimonie e feste e tramandata di generazione in generazione fino alla fine dell’ultima dinastia imperiale.

L’arrivo della produzione moderna

La produzione di birra come la conosciamo oggi è arrivata in Asia nel XX secolo. Come spesso è accaduto ad altri continenti, la bevanda non è approdata da sola nel continente ma insieme ai coloni europei: Inglesi, Olandesi, Francesi e Spagnoli.

Tra le tante novità introdotte, una è la costruzione del primo birrificio industriale nel 1830, funzionale per creare un mercato della birra centrale anche oggi!

I più grandi birrifici al mondo, infatti, hanno sede in Asia ed i macrobiriffici controllano una grandissima fetta di mercato, anche se i microbiriffici sono in ascesa e le richieste di birra crescono nonostante alcuni limitazioni imposte dai governi.

La Birra in Asia: oggi

Le limitazioni hanno colpito soprattutto le birre artigianali, rallentando la loro ascesa, ed il loro andamento è legato alle politiche di tassazione, al costo delle materie prime ed alle restrizioni che ha ogni paese.

Per esempio, gli olandesi introdussero la birra in Giappone nel XVII secolo, ma le restrizioni commerciali ne interruppero l’importanza. Le cose sono cambiate solo nel 1854 quando gli Stati Uniti imposero al Giappone di aprirsi al commercio internazionale.

Oggi, l’attuale panorama delle birre in Asia è invaso dalle birre Lager e dalla Pale Ale.

Birra nel mondo: America del Sud

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L’approdo nel continente

La Birra, nella sua concezione moderna – prodotta con i cereali (orzo e frumento) – è arrivata in America del Sud solo nel XV secolo, insieme ai coloni.

In particolare i coloni inglesi sono riusciti a diffondere la propria cultura birraria ed i propri stili anche in questa parte del mondo tramite la costruzione di diversi birrifici in Cile, Argentina e Brasile. Ma solo con i tedeschi, nel XIX secolo, si sviluppò la cultura delle Lager e la loro produzione nella Patagonia Meridionale, caratterizzata dal favorevole clima freddo.

Peccato che i tedeschi non sapessero che il lievito della Patagonia arrivò in Europa circa 3 secoli prima del loro arrivo e della loro Lager. Si pensa attaccato alle botti di legno che utilizzarono i coloni durante le attraversate; fu poi utilizzato per far nascere il ceppo adatto a fermentare le birre a bassa temperatura, contribuendo così all’invenzione delle Lager.

Un territorio impervio e il dominio della Lager

In paesi come Argentina, Brasile e Cile la diversità del territorio si rispecchia anche nelle varietà delle birre locali, affiancate alla produzione di stili birrari di origine tedesca dei grandi birrifici industriali presenti in queste aree.

In questi paesi dai territori molto diversificati, non del tutto adatti alla produzione a causa di climi impervi e con stili di produzione datati, la birra veniva inizialmente importata ed è solo nella seconda metà del XIX secolo i coloni tedeschi costruirono i primi birrifici e resero lo stile Lager quello più consumato.

Lo scenario ai nostri giorni

In America del Sud il mercato è guidato dalla produzione industriale, caratterizzata da stili europei e statunitensi, ma in questi ultimi anni vede la difficoltosa ma crescente nascita di birrifici artigianali in molte parti del territorio con produzioni artigianali caratterizzate da sapori che sono introvabili altrove grazie all’utilizzo di frutti, cereali e lieviti locali.

La birra simbolo dei momenti sociali del fuori casa

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Una serata fuori casa con gli amici, davanti a una birra, distanziati e sicuri… leggeri.

In questo momento di tentato ritorno alla vecchia vita e alle situazioni conviviali, in cima alla lista delle “prime cose che vogliamo tornare a fare in compagnia” c’è il sogno di un viaggio con gli amici. Subito dopo, per circa 1 italiano su 4 (23%), il piacere più grande è andare al ristorante/pizzeria con gli amici o passare una serata insieme davanti a una birra.
Sono questi i principali desideri degli Italiani che emergono dalla ricerca dell’Istituto Piepoli promossa da Fondazione Birra Moretti, desideri che mostrano le attese e le speranze dei cittadini verso l’estate e le riaperture.

Ma la voglia di ritornare alle vecchie abitudini, per il campione di 1.000 italiani intervistati tra i 18-64 anni, non si scontra con la sicurezza e l’adozione di misure preventive. Infatti, 6 su 10 dichiarano che prenderanno degli accorgimenti per una estate più sicura.

Il desiderio di tornare alle attività pre-emergenza è forte, soprattutto tra gli amici della birra!

La quasi totalità degli italiani ritiene infatti importante tornare a condividere il tempo libero fuori casa.
Ma nei mesi di restrizioni sono gli appassionati di birra ad aver sentito di più la mancanza di luoghi di aggregazione come bar, ristoranti, pizzerie, pub e locali. Per questo motivo saranno proprio loro il motore della ripartenza del fuori casa.

La birra ha una costante: la si beve sempre in compagnia, che sia con amici o in famiglia.

Quasi 8 beer lovers su 10, oltre ad aver espressamente dichiarato la volontà di passare più tempo fuori casa e di tornare alla normalità, pone la birra tra gli elementi centrali dell’estate 2021.

Confermando, insieme agli addetti ai lavori del settore di Noi di Sala, che questa bevanda può essere un ingrediente strategico anche per la ripresa di migliaia di ristoranti, pizzerie, trattorie, bar, pub, altri locali, nei quali questa bevanda ha un peso strategico sempre più rilevante.

A conferma del ruolo conviviale della birra, dalla ricerca emerge come ristoranti e pizzerie (49%) siano il luogo simbolo del fuori casa associato alla birra, ma anche come la birra sia una bevanda che si presta molto a occasioni di consumo all’aperto. come spiaggia, parco e luoghi nella natura.

E’ così che l’arrivo dell’estate ci porta tutti a gustare una birra, in compagnia!

Birra nel mondo: Europa

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Il “Vecchio Continente” è caratterizzato dalla sua grande storia, fatta di famose opere letterarie e artistiche, oltre che alle tante rivoluzioni del pensiero e delle società.

In questa grande storia anche la birra ha una presenza millenaria, che in queste terre risale al IV^ secolo a.C., grazie alla coltivazione dei cereali che ebbe inizio tra il 7.000 ed il 3.000 a.C.

Territori e stili di produzione

La Birra ha “vecchie” tradizioni legate al territorio, al clima ed alla cultura dei popoli antichi che lo abitavano. È in queste terre così diverse tra loro che sono nati, diffusi e, infine, evoluti gli stili birrari più apprezzati al mondo: Lager ed Ale.

Sono diversi i fattori da cui è dipesa la  produzione di questi due differenti stili birrari, ma sono principalmente quelli culturali e climatici che ne hanno maggiormente caratterizzato la produzione in tutto il territorio del continente europeo.

Le Lager si sono sviluppate in aree con un clima più mite (Europa Meridionale) mentre le Ale sono tipiche dei paesi con un clima più rigido (Europa Settentrionale).

Non è infatti un caso se tra l’Europa settentrionale ed il Regno Unito, nella cosiddetta “Fascia della Birra europea”, crescano due delle materie prima oggi essenziali per produrre la birra: l’orzo ed il luppolo.

La Birra attraverso lo storia europea

Le evoluzioni storiche che hanno caratterizzato l’Europa hanno segnato in maniera significativa anche la storia della birra che ha quindi vissuto: le invasioni da parte di greci e romani, il Medioevo, l’ascesa della chiesa Cattolica e all’addensamento dei centri urbani.

Ovviamente, seguendo la storia, anche i luoghi e i protagonisti della sua produzione sono cambiati. Agli inizi erano soprattutto le donne a produrla all’interno delle mura domestiche, si passò poi ai Monasteri ma è solo con la nascita e la crescita dei centri urbani che l’Europa vede nascere i primi birrifici “industriali” molti dei quali diventeranno poi colossi globali.

Nella seconda metà dell’800 d.C., in Olanda nasce HEINEKEN che diventerà, da lì a pochi anni, uno dei leader mondiali nella produzione ed esportazione globale del prodotto birra.

La Birra in Europa oggi

Oggi sono le birre Lager a fare da capofila a tutti i prodotti birrari tipici dell’Europa, ma non esistono solo loro e le Ale. Oltre a queste – che prendono sicuramente il ruolo di precursori -, il vecchio continente è noto al resto del mondo anche per le diverse birre provenienti dalle diverse culture, le quali hanno importato tradizioni, usanze e conoscenze dei territori e il clima del loro Paese.

Tra questi esempi troviamo l’Irlanda, con le sue birre tipiche, le Stout e le Porter; la Repubblica Ceca, madre patrie delle Pils e il Belgio, dove troviamo una fortissima cultura birraria rappresentata, principalmente, dalle Saison e Lambic nate in Belgio.

Birra nel mondo: America del Nord

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Nel lontano 1492 i primi coloni partiti dall’Europa giunsero nel “Nuovo Mondo”: l’America, portando con se le tecniche birrarie tipiche del “Vecchio Mondo”

Ma le tecniche europee, con grande sorpresa per i coloni, non trovarono terreno fertile. Gli abitanti di quel mondo fino ad ora sconosciuto avevano già metodi di produzione tradizionali, grazie a vari ingredienti come luppolo e cereali messi a disposizione quotidianamente dalla loro terra. Questo incontro inaspettato tra diversi stili, tradizioni e metodi di produzione birraria ha dato vita a qualcosa di unico, qualcosa che, ancora oggi, porta grandi soddisfazioni a tutti gli amanti della birra!

Le vecchie tradizioni del Nuovo Mondo

Le popolazioni dell’America del Nord, come gli europei, avevano già le loro tecniche di produzione per una bevanda molto simile alla birra. Questo tipo di bevanda faceva parte della cultura di questi popoli da millenni. Tra i vari Paesi che oggi formano l’America del Nord, il Messico è quello che può vantare una storia millenaria nella produzione della birra.

Basti pensare che sono stati ritrovati resti che dimostrano la produzione di una bevanda simile alla birra già da parte di culture millenarie come i Maya e gli Aztechi. Queste culture, infatti, producevano una bevanda molto simile alla nostra “birra” odierna, e lo facevano a scopo curativo e di benessere!

Più popolare, più prodotta

Perché la birra ha raggiunto questa grande popolarità nel Nuovo Mondo? Sicuramente la tecnica di produzione, oltre al gusto e alla tradizione, è stato un fattore centrale della sua diffusione. Il processo di ebollizione utilizzato per produrre la birra, infatti, aiutava ad eliminare germi e batteri, riducendo così la possibilità di diffusione di malattie infettive per mezzo della bevanda.

Proprio per questo una delle prime attività dei coloni fu la costruzione dei birrifici e la   sperimentazione di nuovi prodotti. Nacque così Il primo birrificio del Nuovo Mondo a Manhattan, nella prima metà del ‘600.

Una battuta d’arresto: il Proibizionismo

La crescita del mercato birra ha subito però una forte battuta d’arresto con la nascita del proibizionismo, sviluppato negli Stati Uniti nella prima metà del ’900.  In questi anni il

mondo degli alcolici e, di conseguenza, quello dalla birra hanno vissuto un periodo buio che ha avuto un effetto nocivo e duraturo su tutta la filiera.

Quanto ha influito questo movimento sulla produzione americana? Tantissimo e per lungo tempo! Basti pensare che, seppur il proibizionismo terminò nel 1933, la prima legge per poter produrre birra domestica (artigianale) negli USA arrivò negli anni 70.

La Nuova Produzione nel Nuovo Mondo

Se oggi abbiamo la possibilità di assaggiare alcune tra le birre più amate al mondo, dobbiamo ringraziare proprio quel decreto degli anni ’70. Questa apertura ha infatti permesso la nascita dei più famosi stili americani “IPA”, caratterizzati principalmente dal luppolo e dalla sperimentazione di nuove tecniche e ingredienti.

Tutto ciò ha portato il mondo artigianale ad essere una grande realtà per la filiera brassicola Nord-Americana e una particolare produzione per tutti noi amanti della birra.

Tuttavia, anche a causa delle politiche proibizioniste, è il comparto industriale a guidare la produzione ed i consumi.