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Una “Real Ale”, spillata a forza di braccia muovendo le leve in legno che si vedono sul bancone e consumata nel proprio Pub di fiducia è sicuramente una delle più piacevoli soddisfazioni che gli amanti della birra si possono togliere non appena messo piede sul suolo inglese, dove, secondo alcuni reperti archeologici si produceva birra all’epoca degli antichi Egizi.
Più avanti nel tempo furono i Celti a raggiungere le isole britanniche e, con le loro successive migrazioni, ad esportare in tutta Europa la cultura della birra giungendo anche nel nostro Paese. Si narra che nel I secolo a.C lo stesso governatore della Britannia Gneo Giulio Agricola tornato a Roma insieme a due mastri birrai originari di Gloucester e ad una certa quantità di “Cervogia”, si mise a produrla e venderla in un locale che potremmo definire la prima birreria della storia.

Il primo “Pub” inglese, abbreviazione del nome “Public House”, risale al Quattrocento, periodo in cui compaiono per la prima volta questi luoghi di aggregazione e convivialità, diventati nel corso dei secoli uno dei simboli della vita sociale britannica. La crescita continua del numero dei Pub spinse intorno all’anno 960, Re Edoardo d’Inghilterra a limitare il numero delle insegne presenti e pare sia anche stato il primo regnante a disporre regole per limitare l’eccessivo consumo di alcool.

The Old Ferryboat Inn di Holywell, nella contea di Cambridge, pare sia effettivamente il più antico “Pub” del Paese, con i suoi deliziosi muri bianchi e il tetto di paglia, tavolini nel giardino e un’atmosfera incantevole. Attenzione però alla leggenda secondo la quale il fantasma di Juliet Tewsley, giovane ragazza toltasi la vita per una delusione d’amore, sia solito palesarsi agli ospiti.

La birra, quindi, accompagna da sempre la storia della Gran Bretagna. Da notare come nel ‘700 la produzione di birra fosse svolta in casa dalle donne, per venderla di fronte alle abitazioni e arrotondare così le entrate della famiglia.
Successivamente la produzione brassicola diventa di responsabilità degli uomini, esce dall’ambito casalingo e diviene una vera e propria realtà commerciale, si formarono le prime corporazioni (la Brewers Guild a Londra e la Edinburgh Society of Brewers in Scozia).
La Gran Bretagna è anche la prima ad utilizzare le nuove tecnologie: dal controllo delle temperature, fino alla refrigerazione e all’utilizzo dei motori a vapore. Diviene così il maggior esportatore di birra del mondo: dalla “Burton” alla “Porter” le tipologie di birre inglesi raggiungono la Russia, il Nord America, l’Australia e la “Indian Pale Ale” conquista in breve tempo le colonie britanniche.

Oggi, la produzione di birra nel Regno Unito continua a rappresentare uno dei punti di riferimento del palcoscenico mondiale: questo grazie a circa 1900 marchi attivi, per una produzione complessiva annua di 38,4 milioni di ettolitri (seconda in Europa dietro solo alla Germania), e ad un consumo pro capite annuo di 68 litri.
Un vero mondo birrario, le cui tipologie presentano caratteristiche particolari e stili che sono apprezzati localmente e hanno conquistato i palati in numerosi Paesi.

Le “Pale Ale” dalle note amare ottimamente bilanciate e morbide, sentori floreali appena accennati e colore chiaro dorato, con poca schiuma e dal gusto morbido e cremoso.
Le “India Pale Ale” create durante, come detto, il periodo coloniale britannico, sono caratterizzate da elevati dosaggi di luppolo e alcool (dovevano sopportare lunghi trasporti via mare). Dette “IPA” hanno aromi speziati e floreali e un sapore pronunciato, intrigante.

Le “Porter” devono il loro nome per essere nate come birre consumate dai facchini fin dal 1700. La tostatura del malto dona un sapore di caffè e la schiuma dal colore di nocciola è densa. Molto saporite regalano un sorso tutto da scoprire.

Le “Stout”, simili alle “Porter” sono forti, corpose e scure. Spesso vengono spillate con l’utilizzo dell’azoto per creare una schiuma densa e dare al palato una sensazione liscia e vellutata.

Da provare, anche per la curiosità legata al celeberrimo gruppo musicale dei Led Zeppelin, le birre “Beavertown” nate nel 2011 a Londra e prodotte da Logan Plant, figlio del leggendario frontman del gruppo. Regalano grandi sapori e carattere, caratterizzato da qualità e innovazione. Ogni aspetto del processo di produzione della birra è meticolosamente curato tanto quanto la vena artistica che contraddistingue ogni prodotto Beavertown.

Prodotta per la prima volta nel 1927, la Newcastle Brown Ale è “The one and only” e oggi vanta d’essere conosciuta in tutto il mondo grazie alla sua originalità, qualità e consistenza. La “Ale” in bottiglia è la più venduta nel Regno Unito e ha ottenuto nel 2000 il “Protected Geographical Indicator Status” dalla comunità europea. Con il suo gusto netto e preciso viene oggi esportata in più di cinquanta Paesi con una quota importante negli Stati Uniti.

Entrambe sono disponibili sul mercato italiano, così come la “Slalom” nata negli anni ‘60. Una “Extrastrong” (9 gradi), una scelta da fare con decisione per provare una intensa sensazione gustativa.