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Si possono usare chiavi diverse per spiegare il valore nel nostro Paese del consumo di birra fuori casa.

La prima è economica. Attraverso i canali Ho.Re.Ca. (acronimo, ereditato dalla lingua francese, di Hotellerie, Restaurant e Café, o Catering) sono stati venduti nel 2015 circa 7,8 milioni di ettolitri di birra (il 41,5% del totale nel nostro Paese) generando quasi 6 miliardi di euro, pari a quasi tre quarti dei ricavi totali del mercato birrario nazionale.

La seconda chiave è occupazionale. Si calcola che lungo la filiera birraria dedicata all’Ho.Re.Ca., i lavoratori dipendenti ricollegabili al prodotto birra siano quasi 75.400: più del 10% del totale (687 mila) impiegato dall’intero settore e composto – inoltre – sempre più da giovani (nel 2015 il 33,7% aveva meno di 30 anni e l’82,8% meno di 50).

Ma c’è un’ultima chiave, non per importanza, che vogliamo qui sottolineare: quella sociale, o sociologica, relativa alla “voglia di convivialità” tutta italiana della quale il consumo di birra fuori casa rappresenta l’ennesima conferma. Il nostro Paese infatti, in netta controtendenza rispetto a buona parte del resto d’Europa, anche in tempi di crisi ha mantenuto sostanzialmente stabili i consumi di generi alimentari fuori casa, a fronte del forte calo registrato da quelli domestici (-18,3 miliardi di euro fra il 2007 e il 2015).
Segno che gli italiani non vogliono rinunciare a quello che trent’anni fa il sociologo statunitense Ray Oldenburg, riferendosi al mondo dell’Ho.Re.Ca., definì il “terzo luogo”, cioè il contesto in cui ognuno di noi, al di fuori della famiglia e del mondo del lavoro, ritrova il senso della comunità: “Un territorio neutrale, il cui accesso è facile e gradevole e dove la principale attività che vi si svolge è quella del conversare”.

Che la birra presidi questo “terzo luogo” da protagonista è quindi una realtà.
E il fatto che lo faccia con modalità virtuose (gli italiani sono i consumatori di birra più moderati d’Europa e 8 volte su 10 la bevono a pasto), ci pare un segnale ancora più importante.
Per il settore birrario, certo. Ma, forse, anche per il nostro Paese.

 

Alfredo Pratolongo
Presidente Fondazione Birra Moretti