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10 anni di Fondazione Birra Moretti

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2015-2025

10 ANNI DI FONDAZIONE BIRRA MORETTI, 10 ANNI DI CRESCITA DEL COMPARTO BIRRARIO
Una nuova cultura della birra e sempre più impegno per la promozione del consumo responsabile

 

LA CULTURA DELLA BIRRA, oltre a rappresentare conoscenza del prodotto e della sua storia millenaria, COMPRENDE ALCUNI ASPETTI CHE CONSISTONO IN UNA LEVA STRATEGICA DI CRESCITA PER LA CATEGORIA

CULTURA ALIMENTARE E NUOVI ABBINAMENTI: La birra è passata da semplice bevanda estiva e dissetante a protagonista della convivialità e dei pasti in abbinamento con il cibo e apprezzata per la sua leggerezza, versatilità e naturalezza.
SPILLATURA: la birra alla spina, spillata bene (con le sue due dita di schiuma, nel bicchiere di vetro e alla giusta temperatura) da un professionista esperto, è l’icona del bere fuori casa e della socializzazione in Italia. FBM promuove la cultura per un servizio corretto in tutti i luoghi della socialità, e lo fa avvalendosi di partner qualificati quali ASPI e Noi di Sala.
LA CULTURA DELLA BIRRA TRAINA LA CRESCITA DI NUOVE PROFESSIONI E GENERA OCCUPAZIONE QUALIFICATA: la birra dà vita oggi a un ampio ventaglio di professionalità qualificate, tutte coinvolte a vario titolo nella sua produzione, vendita e somministrazione: dalla coltivazione delle materie prime alla progettazione e produzione di nuove birre, fino alle attività di vendita e promozione. Beer specialist, tecnologi alimentari e sommelier della birra, solo per citarne alcuni.

Per scaricare la Guida della Birra clicca qui

IL VALORE DELL’EDUCAZIONE PER PROMUOVERE IL CONSUMO RESPONSABILE.

FBM promuove il consumo moderato e consapevole di alcol attraverso un progetto educativo che integra e rafforza le regole esistenti. Dal 2022 porta avanti “Responsibility in Education”, iniziativa rivolta agli studenti maggiorenni delle classi 5° delle scuole alberghiere (ad oggi 39 istituti e 6.600 studenti coinvolti), con l’obiettivo di formare i futuri professionisti del settore come promotori di una cultura del bere responsabile, parte integrante della tradizione gastronomica italiana.

10 ANNI DI FBM: UN PO’ DI NUMERI

  • 500 sostenitori e amici della birra in 10 anni
  • 15 studi e ricerche realizzati da Osservatorio Birra, diventato negli anni punto di riferimento per l’analisi dell’impatto della filiera brassicola sul sistema paese.
  • 100 giovani chef che hanno partecipato al premio Birra Moretti Grand Cru per la valorizzazione della birra a tavola
  • Oltre 6.600 studenti degli istituti alberghieri di 6 Regioni italiane a cui FBM ha “insegnato” il consumo responsabile di alcol con Responsibility in Education
  • 3 i premi e i concorsi assegnati da FBM a cuochi, sommelier e giornalisti. Assieme a partner autorevoli (ASPI, Premiolino, Identità Golose) ha premiato professionisti della sala e della cucina che hanno mostrato le potenzialità della birra con la cucina italiana e i giornalisti che hanno raccontato la diffusione della cultura alimentare, del buon bere e del buon mangiare.

Oggi ti porto in Cina…

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In tutte le nazioni, nel corso degli ultimi quattro decenni del secolo scorso, si è diffusa la ristorazione cinese e la sua cucina è divenuta punto di riferimento delle abitudini gastronomiche di centinaia di milioni di persone. Si è trasformata da “scelta originale” a “consuetudine sociale”.

Il nostro viaggio, tra ottima cucina e perfetti abbinamenti birrari, prosegue tra grandi classici come gli “Jaozi” tipici ravioli al vapore, gli “Involtini primavera”, il “maiale in agrodolce”, il “pollo alle mandorle” il “riso alla Cantonese” o “l’anatra alla pechinese”. Per spaziare poi nelle cucine regionali cinesi o fra le specialità dello Sichuan, servite nelle Hot Pot per finire con le crêpes cinesi “jianbing” o il celebre “roujiamo” una versione cinese di panino con carne, la cui origine risale a oltre 2.000 anni fa e rimane uno dei cibi di strada più popolari del paese.

Le birre in abbinamento sapranno esaltare e accompagnare ogni boccone con la delicatezza o la forza, con la pienezza o l’originalità dei profumi, sempre con carattere, per vivere un’esperienza gastronomico-brassicola irrinunciabile. Una premessa importante è che tutte le birre si caratterizzano per lo “Stile”. Esistono stili espressamente tedeschi o belgi, ma in teoria li può realizzare qualsiasi produttore in ogni angolo del pianeta, purché abbia gli elementi e le competenze necessari. Occorre sempre tenere presente che lo stile nasce dal tempo e dal lavoro dell’uomo.

In Italia la cucina cinese approda per la prima volta nella Capitale e, precisamente, in via Borgognona dove, nel 1949, apre il ristorante Shanghai. Bisogna attendere gli anni ‘60 per lo sbarco dei cuochi cinesi in una Milano che apriva le sue porte a specialità gastronomiche diverse da quelle lombarde. “Da oggi anche Milano può considerarsi una metropoli a livello internazionale, così non era fino a domenica scorsa. Perché nessuna città può aspirare a quella gloriosa qualifica se non possiede un ristorante cinese”. Così scriveva il “Corriere dell’Informazione” nell’ottobre del 1962, riferendosi al ristorante “La Pagoda” di via Fabio Filzi.

Giungiamo ai giorni nostri con la diffusione capillare della cucina cinese e, soprattutto, con la possibilità di gustare i piatti principali delle più importanti regioni gastronomiche.

Dunque, partiamo per la Cina iniziando da una delle province che maggiormente esaltano i sapori e le spezie. Quella del Sichuan. In questo territorio la cucina è caratterizzata dai “Sette sapori”. Uno dei piatti tipici è il “Sichuan Hot Pot”: al centro del tavolo si pone una pentola con brodo mantenuto caldo, nel quale immergere carne, frutti di mare, verdure, tofu, funghi e i gli spaghetti fatti a mano o gli gnocchi. A insaporire, le salse più o meno piccanti. Sapori decisi e ben bilanciati. Abbiniamo una birra morbida, di un certo corpo che sviluppa note floreali e di cereali: la “Monchshof Original” profumi freschi e corpo rotondo. Della medesima azienda tedesca, anche la “Monchshof Bockbier” si presta a questo pairing gastronomico, grazie al suo sapore brillante e dal corpo asciutto. Un sorso equilibrato tra il dolce e lo speziato, che ben accompagna spezie e il celebre “Pepe di Sichuan”.

Proseguiamo con una cucina, meno conosciuta, ma di grande soddisfazione al palato, quella della città di Xi’an, capoluogo della provincia di Shaanxi, nella Cina Centrale, celebre per il patrimonio archeologico del cosiddetto “Esercito di Terracotta”, conosciuto in tutto il mondo. La cucina di Xi’an è una delle più rinomate con piatti che hanno origini lontane nel tempo e nella provenienza, data la posizione della città lungo la Via della Seta.
Agnello e maiale, sono le carni protagoniste di alcuni dei piatti principali, come il roujiamo, uno dei cibi di strada più famosi di Xi’an. Un croccante pane dalla crosta delicata, ripieno di carne di maiale tagliata a dadini e saltata con peperoni verdi e coriandolo.
Uno street food che abbiniamo alla birra belga “Triple Karmeliet”, una strong ale la cui ricetta, creata dai monaci carmelitani di Dendermonde, risale a oltre tre secoli fa. Il gusto è fresco e di grande fascino, scende felice al palato, grazie ad una miscela di tre malti, avena, orzo e frumento.

Da provare, sempre dal territorio di Xi’an le eccellenti tagliatelle biangbiang” larghe e molto lunghe. Vengono servite asciutte con carne di maiale o manzo e diverse verdure a tocchetti. Saporite e davvero buone. Il nome particolare è onomatopeico, si riferisce al rumore (biang) che fa la pasta quando viene stesa e sbattuta sul tavolo di lavoro. A questa pienezza gustativa, è sempre un piacere abbinare una birra di corpo e struttura come la famosa irlandese Guinness, in questo caso, la “West Indies Porter”. La ricetta risale al 1801, ed era la birra dei “Pirati dei Caraibi”, più immaginifica di così … dal gusto ricco e complesso con note di cioccolato e caffè. In alternativa una birra, all’opposto, chiara e leggera, che riposi il palato. La scelta è sulla tedesca “Hacker-Pschorr Münchner Hell”, una lager dal delicato equilibrio e leggero sentore di lievito.

Dicevamo della tradizione cinese, quella dei piatti storici. La provincia è quella del GuangDong, ovvero la cucina cantonese. Due classici: “Riso alla Cantonese” e “Maiale in agrodolce”. Per il riso, perfetta la “Duvel 666”, dal Belgio. Una strong lager dalla schiuma fine e persistente: il sapore conquista al primo sorso per il suo equilibrio, quella nota agrumata e un finale delicatamente amaricante. Con il maiale stappiamo una birra che è un inno al luppolo. Dalla Gran Bretagna la “Beavertown Lupoloid” con note pungenti e luppolate, regala un sorso che resta preciso nella memoria brassicola di ogni beerlover. Il birrificio è stato fondato a Londra da Logan Plant, figlio del frontman dei leggendari Led Zeppelin.

Dalla cucina dello Zhejiang, provincia sita sulla costa orientale, scegliamo un piatto semplice ma di grandissimo sapore “Gamberetti fritti con tè Longjing”. Per ben accompagnare la consistenza del fritto e goderci un’ottima birra, scegliamo una zero alcool, nello specifico “Heineken 00”. Tutto il bello di una birra senza alcuna presenza alcolica.

E per concludere in grande stile questo viaggio nella cucina cinese scegliamo un piatto storico, “Anatra laccata alla pechinese”. Questa specialità veniva servita, fino alla metà del 1800, solo alla Corte Imperiale. Oggi è la regina dei migliori ristoranti cinesi in tutto il mondo e viene servita “al carrello” con un rituale preciso e affascinante. Un piatto di grande soddisfazione al quale abbiniamo una duplice proposta birraria, altrettanto nobile. Tre birre belghe di Abbazia, genere molto apprezzato niente meno che dal Re d’Inghilterra Carlo III.

Prodotta nella “Abbaye de Forest”, gestita per lungo tempo dalle Badesse Benedettine, scegliamo la “Brune”, una ambrata dal corpo ricco e dalla schiuma intensa. Dalla Abbazia benedettina di Affligem, ecco la “Rouge” alla spina. Elegante e corposa, dal gusto piacevolmente speziato. La birra Chimay prende il nome dalla zona dove sorge l’Abbazia di Scourmont. Il consiglio per l’abbinamento con l’anatra alla Pechinese è la “Chimay Triple” anche questa alla spina. La ricetta è invariata da quando Padre Theodore la creò.

Oggi ti porto in Messico…

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Dal celeberrimo “Chili con carne”, una delle pietanze più diffuse fuori dal territorio nazionale, ai “Burritos”, dai “Tacos” entrati di diritto nei menù dell’alta ristorazione a “Tortillas”, “Quesadillas”, all’antica ricetta dei “Pozol”, fino ai “Panuchos”, tipici della regione dello Yucatan: siamo in Messico.

La cucina di questo bellissimo Paese latino, sito nel continente nord americano, si distingue per colori, profumi, uso sapiente di spezie e legumi, una gioia per il palato e una festa per lo sguardo.
Varia da regione a regione, per clima, storia e ingredienti, dalle montagne alle coste e dal punto di vista storico si ritrovano cenni gastronomici risalenti agli Aztechi, alle tradizioni indigene, al periodo preispanico, fino alle influenze della colonizzazione.

Partiamo per il nostro viaggio gastronomico/brassicolo dalla costa del Golfo del Messico con la città di Veracruz nella regione del Sotavento. Qui la specialità è il “Huachinango alla Veracruzana”, un pesce locale che viene cotto al forno ricoperto da una salsa con peperoncino jalapeno e pomodori, insaporita con aglio e cipolla e, in alcune versioni, con capperi e olive, retaggio della cucina spagnola. In abbinamento, una birra che nasce dove i paesaggi non differiscono molto: sole, mare e forza della natura. Ichnusa Ambra Limpida, birra a bassa fermentazione dal tipico colore e dalla schiuma compatta e delicata, che regala un sorso elegante e rinfrescante ma con carattere grazie alla nota di riso carattere.

Dalla costa ci spostiamo nell’interno per ammirare la città di Puebla con le sue splendide architetture barocche, divenuta Patrimonio dell’Unesco. Nella tradizione culinaria della città troviamo piatti simbolici tra i quali il “Chile en Nogada”. Si tratta di una grande peperoncino verde, con salsa di noci e decorato con i chicchi rossi del melograno. Da notare che i colori del piatto sono gli stessi della bandiera nazionale messicana. Sempre tipico di Puebla è il “Mole” un piatto che già nel XVII secolo conquistò il viceré Tomas Antonio della Serna e Aragona. Il Mole gli fu preparato dalle monache domenicane del convento di Santa Rosa ed è rimasto nella storia come qualcosa che gli provocava grandi emozioni nel cuore. Il mole poblano si prepara con diversi ingredienti: cioccolato fondente, mandorle, noci, pomodoro, aglio, cipolla, prezzemolo, quattro tipi di chili: ancho, mulato, pasilla e chipotle. La preparazione è complessa, a partire dal macinare a mano gli ingredienti per ottenere il miglior amalgama, una salsa cremosa che condisce la carne di tacchino o di pollo. Altrettanto particolare il “Mole de Caderas” un piatto stagionale, si trova solo a novembre, con carne di capra allevate nella zona di Tehuacan. Da non dimenticare che questo piatto è nutrizionalmente completo, data la varietà degli ingredienti e la ricchezza delle proprietà del chili, il cui contenuto di vitamine A e C, rinforza il sistema immunitario e funziona come antiossidante. Il cioccolato poi stimola le endorfine e quindi ci sentiamo più felici.

Per il “Chile en Nogada” stappiamo una Paulaner Munchner Hell. Un grande classico bavarese dal colore brillante. Una birra che si lascia bere con estremo piacere e sostiene, con la sua freschezza e la leggera nota maltata, la tipicità del piatto. Altrettanto adatta e sempre dalla medesima regione tedesca, la Erdinger analcolica: tutto il gusto della tradizione delle regole birrarie bavaresi, risalenti al 1516, ma senza alcool. Liberi tutti di berne un paio in più e guidare per accompagnare gli amici nella “Posada” prescelta.

Date le numerose varietà di Mole, ci concediamo qualche abbinamento in più. Il suggerimento è di accompagnare la ricchezza e intensità del piatto con birre di corpo. Cominciamo con la Mönchshof Bockbier. Bassa fermentazione e 6,9 gradi alcool per questa ottima birra, una delle pochissime rosse prodotte secondo la storica “legge sulla purezza” tedesca.

In alternativa con la Charles Quint Rouge è un abbinamento altrettanto efficace. Birra belga ad alta fermentazione di bella intensità e dalla ricca schiuma. Offre un sorso bilanciato tra spezie e sentori e una bevibilità piacevolissima.

Nel mese di Maggio il Messico festeggia ovunque una importante ricorrenza: il “Cinco de Mayo”. Con musica, parate e folklore, la popolazione testimonia il coraggio dei messicani nel difendersi dall’invasione francese. La ricorrenza viene festeggiata dai messicani anche nei Paesi dove si sono trasferiti, negli Stati Uniti e in Europa. Ovviamente durante una manifestazione così importante non può mancare il cibo con le ricette tradizionali messicane, dal guacamole ai tacos, dalle fajitas ai burritos.

Il “guacamole” è uno dei simboli della cucina messicana che risale al periodo azteco. La salsa è a base di avocado, succo di lime e sale, cui viene aggiunto il peperoncino verde Serrano del Sol. Si consuma con le tortillas di mais che raccolgono la salsa. Questi sapidi e fruttati bocconi sono perfetti per un sorso di Affligem Blonde dai complessi aromi di spezie dolci e frutta e dal finale amaricante. Una birra di nobile pienezza.

I tacos sono altrettanto simbolici del Messico gastronomico. Diffuse in tutto il mondo, queste tortillas piegate in due sono lo scrigno di gustosissimi ripieni di pesce, carne o verdure con aggiunta di cipolla, coriandolo fresco e spezie. Praticamente ogni città messicana ha i propri tacos. Abbiniamo una Pils spagnola, la Cruz Campo, beverina, gioiosa e vivace. Ogni sorso un piacere.

Carne marinata, peperoni e cipolle caramellate conditi con spezie, sono gli ingredienti della “Fajita” In certe versioni è una tortilla ad avvolgere il tutto, in altre si serve nel piatto con riso e fagioli come contorno. Il suggerimento brassicolo è quello di abbinare Fischer Blonde. Una lager chiara francese dall’aroma di cereali e dal grande equilibrio. Si lascia bere con morbida e pungente piacevolezza, caratterizzata dal caramello e dal luppolo.

I “burritos” sono una delizia per il palato. Strati di riso, fagioli, petto di pollo, formaggio fuso e mais, avvolti in una tortilla di farina di grano che rende il boccone ricco e di grande soddisfazione. Per variare il gusto la scelta del ripieno è pressoché infinita, dalla frittata, al salmone, dal roast-beef al tonno, alle verdure grigliate. Anche nell’abbinamento la scelta è vastissima, dunque il suggerimento è “libera scelta” dalla Lager alla Marzen, dalla Kellerbier alla Dunkel Bock, dalla Schwartz Bier alla Bock. Importante è che sia un’ottima birra.

Chiudiamo con un dolce tipico, uno street food messicano, diffuso in molti Paesi del mondo: i “churros”: bastoncini di pasta fritta, croccanti fuori e morbidi dentro, dal tipico disegno. Vengono serviti con zucchero velo, cioccolato fondente o il tipico “Duce de leche”. Per staccare dal dolce del churro, una Blanche è perfetta. Prodotta in Belgio dalla omonima Brasserie, la Blanche de Silly presenta cenni di agrumi e una sottile speziatura, con un richiamo al coriandolo e alla scorza d’arancia.

Per un finale perfetto possono suonare le trombe e le chitarre della musica “Mariachi”.

Oggi ti porto… a mangiare il pesce in giro per il mondo

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Su circa settemila specie di pesci esistenti al mondo, cinquecento sono edibili.
Secondo i rapporti “FAO” si consuma una maggior quantità di pesce d’allevamento, rispetto a quello pescato, per il fatto che anche il mare segue una sua stagionalità.
I mercati del pesce di tutto il mondo sono ricchi di fascino, basti pensare a quello giapponese del distretto di Toiosu a Tokyo, il più grande del mondo, nato nel XVI secolo. Sui banchi centinaia e centinaia di pesci, frutti di mare, crostacei e molluschi.
Interessanti anche quello spagnolo di Madrid, il Billingsgate a Londra, il Fischmarkt ad Amburgo tuttora nella storica sede del Fischauktionshalle, costruita nel 1700, fino al mercato del pesce di Sidney, molto frequentato fin dalle prime luci dell’alba.
Di grande bellezza diversi mercati del pesce italiani da Catania a Palermo fino a quello cittadino di Milano, dove dalle aste dell’Asia giungono i migliori esemplari, pescati poche ore prima.

Da queste straordinarie materie prime, che il mare ci offre, nascono specialità gastronomiche e ricette tradizionali o contemporanee, tutte da scoprire.
Iniziamo, dunque, a conoscere piatti tipici di pesce nei diversi Paesi, abbinandoli come di consuetudine ad ottime birre.
Diffusa in Inghilterra e in Irlanda, ma anche nella lontanissima Nuova Zelanda è la “Seafood chowder” una zuppa densa e saporita con frutti di mare e pesce misto, cotti con latte e qualche cucchiaio di panna. In alcune versioni troviamo anche i molluschi. Perfetta in abbinamento la “Mönchshof Bockbier” prodotta in Germania. Il sorso è pieno e intenso, dal colore brillante e dal gusto pieno ed asciutto, accompagnato dall’aroma dei malti migliori. Ottimi anche i profumi tra spezie e dolcezze.

Ora è tempo di viaggiare oltreoceano per atterrare tra le specialità di una delle cucine sudamericane che più riscuote successo nella contemporaneità del “fine dining”, pur mentendo intatta la tradizione. Pesce freschissimo e una marinatura dalle mille sfaccettature ( indispensabile il lime) sono le caratteristiche di questo piatto molto apprezzato, il Ceviche. Per marinare al meglio si aggiungono cipolla rossa cruda, peperoncino fresco a fettine e coriandolo, anch’esso fresco. I pesci più utilizzati sono Cernia, Sgombro e Sardina, ma anche le varianti con i crostacei o il polpo, sono davvero gustose. Per accompagnare i sapori intensi, acidi e tropicali del Ceviche una lager dal carattere non troppo profumato è perfetta. Le caratteristiche di una Heineken spillata a dovere sono quelle giuste: freschezza, equilibrio, una bella identità e un sentore erbaceo che ben si sposa con la marinatura del Ceviche.  Ottima anche la Lager Foster’s, anch’essa dal sentore erbaceo di luppolo, con un sorso aperto e semplice che soddisfa il palato.

Se dal Cile non torniamo indietro, ma teniamo la rotta, ci attende l’Australia dei ristoranti con le terrazze a Sidney e con i giardini a Melbourne. Una scelta particolare ci porta a scoprire il “Barramundi” pesce bianco sia di acqua dolce che di acqua salata, dalla polpa soda e gustosa. Può assomigliare al tonno o al pesce spada, è pregiato e molto tipico. Lo si pesca nelle lagune, negli estuari e nei fiumi, in particolare nella zona di Darwin. Là praticamente ogni famiglia ha la propria ricetta. Come antipasto, prima del Barramundi, sono perfetti i “Crayfish” gamberi di fiume dal sapore dolce e delicato. Per accompagnare queste specialità australiane, scegliamo una birra degli Stati Uniti, “Lagunitas IPA” dorata e brillante: note balsamiche e agrumate in gustoso equilibrio con una finale nota amaricante di bella matrice.

Di ritorno dal Sud America e dall’Oceania, ci attende la cara vecchia Europa, in uno dei suoi tratti di mare francese, più conosciuti in tutto il mondo: la Costa Azzurra.
Qui uno dei principi della tavola è senza dubbio il “Plateau Royal” e il piacere di goderlo “pieds dans l’eau” in uno dei deliziosi stabilimenti balneari con ristoranti di ottimo livello. Il tipico piatto consiste in una vasta scelta di “crudi” dove regnano le conchiglie. Dalle ostriche di differente tipologia e provenienza, ottime le bretoni, ai buonissimi “Bulots” ai gamberetti rossi, piccoli e saporiti. Dalle capesante, ai fasolari, alle lumache e lumachine di mare (per queste ultime, è necessario un piccolo ferretto per estrarne la polpa). A seconda della tipologia, troviamo anche il granchio, l’astice e grandi scampi. Il “Plateau Royal” viene servito su due vassoi circolari sovrapposti e appoggiati sulla tipica “alzata” in metallo che valorizza la scenografia del servizio. Alla sontuosità della scelta di crudi, abbiniamo una triplice opzione.
Una birra di struttura e carattere, di bella identità e sapore deciso come la Murphy’s Red, ambrata irlandese dal sorso notevole e dalla piacevole caratteristica di ribes e caffè.
Seconda possibilità, ancora dall’Irlanda è il “Sidro Magners mela”,  composto da diciassette diverse varietà di mele e affinato in botte fino a due anni. Le papille gustative trovano un intrigante contrasto con la purezza dei molluschi.
Come terza possibilità, osando un poco, una pinta di Guinness: scura, tosta e tostata pone una netta differenza tra sorso e boccone. Assolutamente da provare.

Restiamo in Europa per gustare le tipiche “Tapas” protagoniste dell’aperitivo in Spagna. Piccoli bocconi (ricordano i nostri cicchetti veneziani) che ben introducono alle specialità di mare. Dal “Polpo alla galiziana” ai calamari fritti, dalle cozze servite con limone o pomodoro e uno spunto piccante, alle seppioline grigliate. Per rinfrescare il palato e godersi la serata senza alcool, vogliamo abbinare “Dreher Lemon Radler Zero” con il sapore del piacevole mix tra limone e birra analcolica.

Per terminare il nostro “Giro del Mondo del Mare” non può mancare una tappa nel continente africano, con uno dei piatti mediterranei per eccellenza: il “Cous Cous di pesce” nella ricetta originale del Marocco. Una ricetta ricca, leggermente speziata, di grande identità della storia della cucina sin da tempi molto antichi. Abbiniamo una birra che regga con eleganza la pienezza dei sapori, e si abbini con un sorso di bella spinta. Una Ale ambrata belga, parliamo della Pauwel Kwak: note speziate e fruttate anticipano il gusto ricco, complesso e di decisa struttura.

Oggi ti porto in Giappone…

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Il Sushi come lo conosciamo, fu ideato da Hanaya Hyoei, cuoco giapponese conosciuto con lo pseudonimo di Yoshi, intorno al 1820 nella città di Eco, la odierna Tokyo.
Il Sushi diviene con il passare dei secoli simbolo della cucina giapponese, la quarta più diffusa nel mondo intero. Bello ricordare che al primo posto c’è la nostra cucina italiana.
Con le diverse tipologie di piatti che possiamo annoverare nella categoria sushi si sono cimentati veri maestri di questa complicata arte gastronomica, i Sushi Chef (in giapponese Itamae) che hanno nobilitato con grandissimo talento la tradizione del Sol Levante e creato vere e proprie scuole di insegnamento.

Il nostro viaggio alla ricerca di sapori eccellenti e abbinamenti birrari che soddisfano palato e cuore, prosegue dunque esplorando la cucina giapponese, ma … non parleremo di Sushi.

Abbiamo scelto di farvi conoscere i piatti della cucina giapponese che proviene da forni e fornelli, griglie e pentole abbinata – come sempre – ad ottime birre. Una cucina, dalla storia millenaria che conserva con gelosia e precisione le proprie tradizioni, detta “Washoku”, che dal 2013 è nell’elenco dei Patrimoni Immateriali dell’Umanità.

Dalla tipica “Bento Box” scatola tradizionale dove comporre il proprio pranzo, ai “Ramen” dai mille sapori, ad ottimo street food, fino alla cena con ottime zuppe, pesce e carne e riso in accompagnamento.

Tutte specialità che in Italia hanno trovato ottimi interpreti e indirizzi di gusto.

Ecco la nostra Bento Box con polpette di polpo, anguilla laccata insalata di alghe e riso bianco in accompagnamento. A questo pranzo ricco di sapori abbiniamo un duplice stile birrario. Perché proprio di stile si parla, da quando, nel 1977, lo scrittore inglese Michael Jackson introduce con la sua nella sua “the world guide to beer” i nuovi concetti di cultura e geografia brassicola. Quindi a bassa fermentazione come le Pilsner o le Lager tedesche e americane, oppure ad alta fermentazione come le belghe Triple o Saison. Tra intensità aromatica, tendenze amare, dolci o speziate, i diversi stili birrari soddisfano sempre e pienamente la nostra voglia di una buona birra. È con la Bento Box è proprio una Pilsner, stile nato in Repubblica Ceca, ad accompagnare l’intensità stuzzicante di polpo e anguilla. La Maes Pils alla spina è ottima, con spiccati profumi e note ottimamente bilanciate tra luppolo e cereali. Un sorso fresco e piacevole. Per meglio sottolineare la pienezza, in particolare della glassatura dell’anguilla, buona idea scegliere una rossa irlandese. La Mc Farland Red ci porta nel mondo delle Irish Ales, invitante nel colore ambrato e fascinosa nelle note morbide, che avvolgono il palato come una carezza.

Seconda opzione di menu pranzo con Torimusu (onigiri con pollo fritto), un mix di yakitori e gyoza (ravioli alla piastra), con accanto i fagioli di soia lessati. Anche qui sapori diversi che si ritrovano con piacere sotto il medesimo abbinamento: una birra belga piuttosto ricercata, per nulla scontata nel gusto e nella declinazione olfattiva che si apre già nella schiuma persistente: la “Chouffe Golden Ale”.

Nuovo spunto, nuova tipicità gastronomica che scopriamo tra le diverse tipologie di “cibo di strada” Made in Japan. In particolare, andiamo ad Osaka dove fino ad ottobre è in corso “Expo 2025”, dove food & beverage sono da sempre stimolo della curiosità dei visitatori.
L’ Okonomiyaki è una tipica frittata di farina, uova e verza o cavolo, cotta sulla Teppan, piastra della cucina nipponica. Con l’aggiunta di pesce, in particolare piccoli gamberetti, o carne e formaggio, viene poi condita con la salsa “Okonomi” che ne arricchisce il sapore insieme alle scaglie di “katsuobushi” un particolare piccolo tonnetto affumicato e fermentato.
Una coppia di ottime birre sono pronte sul tavolo. La Birra Moretti filtrata a freddo, tipicità italiana di bella eleganza e carattere deciso. Dissetante e dal sorso facile è perfetta per il sapore deciso della speciale frittatina. Molto adatta anche una “White IPA” come la Hibu Dama Bianca. La Dama Bianca presenta belle note fruttate e seducenti e un sorso particolarmente fresco con punte speziate e agrumate.

Per terminare il nostro pranzo ecco un dolce classico giapponese: i mochi ripieni di marmellata di azuki (daifuku) o quelli avvolti nella foglia di ciliegia. Notevoli e da provare. Con cosa abbinarli per godersi una birra? Heineken 00 la nostra scelta. L’assenza di alcool consente di esaltare la dolcezza del Mochi senza togliere il grande piacere di un ottimo equilibrio di sapore e un sorso perfetto. Così da poter stappare una seconda bottiglia e proseguire il viaggio, in particolar modo se alla guida.

A cena possiamo scegliere tra le decine di varianti del “Ramen”. Il piatto di origine cinese ha conquistato un posto di rilievo nella cucina giapponese delle diverse Prefetture. Spaghetti di frumento in brodo saporito che accolgono verdure, carne o pesce. Si consuma con le bacchette, dette Hashi oppure Otemoto, per finire con il tipico piccolo cucchiaio di ceramica. Una birra classica e di ottima beva che ben supporta la consistenza del Ramen è la Paulaner “Salvator”. Questo birrificio bavarese, fondato nel 1634, dai monaci dell’ordine dei Minimi, è oggi simbolo della celeberrima “Oktoberfest” di Monaco. La “Salvator” è scura e intensa, piena e possente. Che sorso!

Perfetta anche una suggestiva artigianale italiana, “Accademia San Biagio Aurum”. Dove è ancora l’intensità e il morbido saporito equilibrio a dare pienezza all’abbinamento. Da segnalare infine, per coloro che devono evitare il glutine ecco  “Daura Gluten Free” nata in collaborazione con l’Unità del Glutine del Centro Superiore di Ricerche Scientifiche di Madrid, il massimo ente pubblico di ricerca in Spagna. Grazie alle tecnologie più avanzate si è realizzata una birra dal gusto pieno e affascinante.

Come si dice in Giappone : “Kampai”. (Salute e prosperità).

Oggi ti porto in… Calabria

By News, Newsletters

La Calabria, un mondo di incomparabile bellezza, racchiuso fra due mari che virano dall’azzurro trasparente al blu profondo con spiagge incantevoli che disegnano la costa con tratti a volte eleganti a volte selvaggi. E poi le montagne, dalla Sila all’Aspromonte, paesaggi primordiali, di una bellezza struggente quando la luce ne infiamma i tramonti o ne accarezza le albe.
Borghi ricchi di storia, luoghi di arte e cultura antica, risalente alla Magna Grecia, dove tutto ebbe inizio.
Il nostro viaggio di questo mese è dedicato alla Calabria, per scoprirne la cucina e le ricette tipiche da abbinare, come sempre, ad ottime birre.

Come ormai nostra abitudine iniziamo il viaggio da una zona ricca e seducente con una cucina altrettanto ricca di carattere: l’area Grecanica o Bovesia, dove da spiagge bellissime si volge lo sguardo sulle propaggini dell’Aspromonte.
Risaliamo geograficamente una delle “Fiumare” antichi percorsi fluviali, per giungere nel borgo di Gallicianò, dove si parla ancora il greco antico e si può visitare la Chiesa Ortodossa, tutt’ora attiva e un interessante museo etnografico. Qui il suono più frequente è quello delle campanelle delle capre, un vero rifugio per lo spirito dove il tempo pare essersi fermato.
Ed ecco che su di un tavolo apparecchiato sulla terrazza dei contrafforti del paese, giunge il tipico menu grecanico. Salumi di suino nero di Calabria, immancabile il “Capocollo”. “Pipi Chini” sono i tipici peperoni “riggitani” tondi con ripieno di pangrattato, pecorino, provola e carne trita in certe versioni.
A seguire “Maccaruni ca carni i crapa”, pasta fresca lavorata al ferretto con ragù di carne di capra che cuoce lentamente per lunghe ore. “Purpetti ‘i mulingiani” polpette di melanzana con formaggio e uova che non mancano mai nella cucina delle famiglie calabresi. Da scoprire anche la “Lestopitta” un pane sottile che viene fritto, come nella tradizione mediorientale, e farcito con carne e verdure.
Un panorama gastronomico così ricco di carattere e sapori merita abbinamenti birrari altrettanto originali e affascinanti.

Stappiamo dunque una Pils Chiara, la Cristal della Alken Maes Brasseries del Belgio. Dal retrogusto amarognolo e rinfrescante ben bilancia il carattere pieno della cucina grecanica.
Analoga capacità la troviamo nelle “Blanche” come la Blanche de Silly, ancora dal Belgio, con un bouquet di una certa pienezza ma fresco nelle note agrumate e intrigante in quelle speziate. Ben si abbina ai peperoni ripieni aggiungendo forza alla consistenza.
Perfetta con gli antipasti anche “Moretti la Bianca” per la sua spiccata freschezza, con le note speziate che regalano un sorso elegante e di ottima fattura per i sapori intensi dei “Maccaruni”.

Alle polpette di melanzana e alla Lestopitta abbiniamo una birra di maggior consistenza e corpo per arricchire l’abbinamento gastronomico con una profonda esperienza birraria. Abbaye de Forest Brune è una piacevolissima ambrata della Brasserie de Silly, equilibrata e persistente, ricca di note morbide e amaricanti che costruiscono un sorso pieno e di gran soddisfazione.
Una Lager “Extra Strong” come la Slalom, nata in Inghilterra nel 1960, porta la sua intensità senza compromessi e la ricchezza del suo bouquet ad accompagnare in modo davvero originale la Lestopitta ripiena.

Sulla costa, da Tropea a Diamante, patria del Peperoncino (qui ha sede la confraternita che lo tutela) fino a Soverato e Rossano calabro, una specialità dal gusto pieno e saporito è la frittura di pesce da mangiare come “street food” infilzando piccoli polpi, gamberi e anelli di totano, con lo stecco di legno.
Sempre nel mondo del “cibo di strada” troviamo il “panino con pesce spada”, ottimo nelle pittoresche viuzze di Chianalea, il tipico quartiere sul mare di Scilla, in provincia di Reggio Calabria.
Una fetta di pesce spada alla griglia condito con i sapori tipici di origano, limone, olio, sale e insaporito agli agrumi.
Ci sediamo sul lungomare e al fritto di pesce abbiniamo una bella novità: “Ichnusa non filtrata” in lattina. Nel nuovo contenitore, comodo da portare con sé e veloce da raffreddare, troviamo la bella consistenza e la tradizionale nota vivace e piena della birra non filtrata. Un sorso che arricchisce il fritto di pesce dando morbidezza e forza.

Sempre guardando il mare, abbiniamo con piacere al panino con il pesce spada una Heineken 00, sempre in lattina, per trovare la freschezza e il sapore di un bel sorso di birra. È il bello è poterne bere anche due o tre e mettersi alla guida per tornare a casa, ovviamente portando con sé le lattine vuote o gettandole nel corretto contenitore della raccolta differenziata.

Altro simbolo gastronomico di Calabria è “Pipi e Patate” piatto tipico contadino della cucina di tutta la regione, in caso, da arricchire con “Sasizza arrustuta”.
Abbiamo scelto di mangiarlo a Scalea, con le sue spiagge stupende e il fascino della “Costa dei Cedri” ricca di storia e tradizione locale. L’abbinamento birrario ha il privilegio di poter scegliere tra le numerose etichette di “Birra Cala” birrificio artigianale di gran qualità nato e cresciuto proprio in questa piccola cittadina costiera. Birre che esprimono tutto il carattere calabro con i suoi contrasti e la sua poesia naturale, come quella del Parco Nazionale del Pollino da cui proviene l’acqua con cui vengono prodotte. Stappiamo per prima la “Delirio” una Bock europea pluripremiata dal sorso pieno e ricco di fascino. Dal colore ambrato, esprime al naso toni maltati e caramellati con una leggera tostatura. La “Diavolicchia” è una Golden Ale al peperoncino il cui aroma e vivace sapore è perfettamente bilanciato al sorso. Ottima con la versione di “Pipi e Patate” con salsiccia.
Ma a Scalea parla anche il mare con uno stupendo “Ragù di Tonno”. Anche qui ancora una delle etichette di Birra Cala: la “Citrusina” una Blanche dai toni agrumati dove spicca il cedro, simbolo della omonima costa che ben si profila con eleganza e freschezza.

A concludere questo sentiero del gusto calabrese, due grandi classici per gusti piccanti: Nduja e Spianata Calabrese. La prima è un simbolo della regione famoso in tutto il mondo, un salame spalmabile che celebra due ingredienti principe della tradizione: il maiale e il peperoncino. Il suo utilizzo è molteplice si può gustare semplicemente spalmata su di una fetta di pane caldo, oppure per arricchire e caratterizzare un sugo, un’insalata, un panino con formaggio tipico o una salsa. La Spianata è un salume dalla forma schiacciata, preparato con le parti più nobili del maiale e anch’esso con un carattere piccante e vivace. L’abbinamento è duplice, l’uno a esaltare il piccante, l’altro a stemperarlo. La prima è la “Affligem Rouge” una birra di Abbazia di intensità profonda e sorso maestoso. Il carattere speziato esalta il piccante della ‘Nduja. La seconda è “Birra Messina Vivace” una bionda dallo spiccato potere rinfrescante, leggera e di gioiosa bevibilità, a sorreggere la spinta della fetta di Spianata.

Oggi ti porto in Puglia…

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Maggio è il mese perfetto per godersi la Puglia, davvero un Paradiso con temperature moderate e giornate soleggiate. Il suo mare, i borghi storici e soprattutto le specialità di una cucina di grande identità e concretezza, che andiamo ad accompagnare ad un’ottima birra.

Il nostro viaggio inizia su una barca con la quale, via mare, esploriamo uno dei tratti più suggestivi della costa del Gargano. Salpando dal porto di Vieste, infatti, si possono raggiungere numerose grotte marine, ampie cavità, alcune a cielo aperto dove tuffarsi o fermarsi in minuscole spiagge dove, grazie alla luce che filtra dall’alto, donando colori e riflessi unici, il relax è una vera emozione.

È il momento giusto per estrarre dalla borsa frigo una “Frisella” pugliese, tipico spuntino locale. Una sorta di ciambella rotonda di farina di grano duro, ammorbidita con l’acqua e condita a piacere con olio e pomodoro fresco a tocchetti, tonno, cipolla, mozzarella, fino ai ricci di mare. Accompagniamo questi gustosi bocconi con una Birra Moretti Zero, bella fredda. Il processo produttivo esclusivo che libera la birra dall’alcool, in modo delicato, preserva il gusto e la schiuma, la bevibilità resta morbida e vellutata con un sorso gratificante e stimolante.

Ancora i sapori del Gargano con tre specialità da assaggiare: “Ciambott”, “Paposcia” e “Caciocavallo Podolico”. La prima è una zuppa di pesce locale molto saporita, il secondo è una focaccia che viene farcita con le specialità del territorio, dalle verdure alla griglia, alla salsiccia ai formaggi. È conosciuta anche come “Puccia” a Lecce e “Puccia Caddhipulina” a Gallipoli. Il Caciocavallo Podolico viene realizzato esclusivamente con il latte di vacche di razza Podolica allevate allo stato brado o semi brado e nutrite di erbe selvatiche. Di particolare gusto e non facili da trovare sono i Murici una tipologia di molluschi davvero ottimi, dopo averli lessati, da consumare come insalata conditi con olio limone e aglio. In abbinamento a questi gioielli della cucina pugliese, tutti di bel carattere gastronomico, scegliamo alcune birre di altrettanta identità. Con la zuppa di pesce ecco la belga Maels Pils prodotta dalla “Brasseries Alken-Maes”. Profumi delicati con note aromatiche del luppolo e un bel sorso fruttato e morbido dalle note amare non troppo pronunciate. Con la Paposcia suggeriamo la “Foster’s Lager” australiana di media intensità, perfetta per rinfrescare il palato con note delicate di frutta e un piacevole bilanciamento amaricante. Birra artigianale pugliese e caciocavallo Podolico stagionato sono un connubio da provare. La Roccaforte Riserva, che compie un deciso passaggio in barrique che hanno ospitato scotch-whisky, dal tono deciso, prodotta dal birrificio “I Peuceti” di Bitonto oppure la “Taranta” prodotta dal birrificio “Birra Salento” in provincia di Lecce, a Leverano. Birra ad alta fermentazione di profilo compatto con una bella schiuma e una spaziatura che rende il sorso intrigante e ottimo compagno del Caciocavallo.

Non dimentichiamo l’insalata di molluschi, i Murici, ai quali mettiamo accanto un bicchiere di CruzCampo alla spina. Da Siviglia una birra chiara e dal carattere gentile che accompagna, senza eccessivamente coprire, il sapore dei molluschi e regala un sorso felice.

Il nostro viaggio prosegue tra le meraviglie pugliesi come la scogliera di Polignano a Mare, la baia di Monopoli con l’antico forte, le spiagge infinite di Punta Prosciutto, l’Area Marina protetta di Porto Cesareo, le Grotte di Castellana. Ma anche l’arte sacra di San Vito dei Normanni e Castel del Monte che, con la sua caratteristica pianta esagonale voluta nel XIII secolo, da Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, resta indelebilmente impresso nel ricordo di chi lo visita.

Per rifocillarsi, dunque, tra una visita e l’altra, tra una passeggiata sulla spiaggia nello spettacolo della natura e l’intenso entroterra profumato di macchia mediterranea, sono necessarie un paio di vere e proprie, irrinunciabili, specialità.

Una delle più gustose è la “Tiella barese”. Il nome deriva da quello del contenitore (taieddha) in cui vengono posti riso, patate e cozze pronti per essere infornati. In questa teglia del diametro di poco più di 20 centimetri cuoce una vera specialità con pomodoro, cipolla, prezzemolo e pangrattato, per dare nel finale quella crosticina dorata e così saporita. Nella tradizione dei piccoli paesi, il fornaio metteva a disposizione delle famiglie del borgo il proprio forno dove cuoceva il pane, affinché le Tielle potessero essere cotte al meglio.

Irrinunciabile anche “Fave e Cicoria” sempre presente nei pranzi domenicali delle famiglie pugliesi. un purè di fave, servito con la cicoria selvatica che viene saltata in padella. Semplicità per un piatto dal gusto pieno e vivo. Perfetto anche per chi preferisce la cucina vegetariana.

Chiudiamo la carrellata dei “must to eat” con un simbolo intramontabile “Orecchiette con le cime di rapa”, vero e proprio omaggio alla Puglia. La pasta, fatta a mano dalle mamme e dalle nonne, come nei vicoli della Bari vecchia, viene condita con il diffuso ortaggio e arricchita con aglio e acciughe.

Per accompagnare questi simboli della gastronomia scegliamo due tipologie di birra tra quelle che vengono prodotte nello stabilimento di Massafra in Provincia di Taranto. Un birrificio al terzo posto al mondo per produzione di energia fotovoltaica e per numero di pannelli solari installati.

Con “Fave e Cicoria” suggeriamo Birra Dreher, sia la ricetta originale, in bottiglia, per gustate e assaporare una tipicità tutta italiana, che la “Speciale” spillata al momento e dai profumi erbacei ed una piacevole nota amara. Birra Moretti Baffo d’Oro, un grande classico brassicolo, perfetto abbinamento con la “Tiella Barese”. Per le “Orecchiette con le Cime di Rapa”, una scelta birraria dal carattere forte. Là Slalom Strong Ale Lager: un sorso ricco e intenso, dove il gusto originale valorizza il panorama olfattivo del luppolo, una birra che si ricorda a lungo.

Oggi ti porto a Roma…

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Il nostro viaggio nella cultura del territorio fa tappa a Roma, per ritrovare luoghi e sapori della capitale e sottolinearne identità e bellezza, e perché no … degustando una buona birra.

Per cominciare il suggerimento non ha vista sul Colosseo né si trova a due passi dalla Fontana di Trevi, bensì le nostre “vacanze romane” iniziano sulla sabbia di Fregene. Proprio dove i romani amano trascorrere una giornata di relax, concedendosi una fuga al mare, anche in inverno, per godersi il sole e il rumore delle onde. Un’abitudine che risale agli anni cinquanta, e consolidatasi durante il boom economico dei mitici anni sessanta. Quanti film inquadrano Alberto Sordi o Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi o Marcello Mastroianni, diretti da Dino Risi o Federico Fellini, gustare uno spaghetto alle vongole, seduti al tavolo di uno degli accoglienti ristoranti sulla spiaggia. Non ci resta quindi che immergerci in questa atmosfera con i grandi classici, “Spaghetti alle telline sgusciate” o “Spaghetti alle Vongole” perché il guscio quel sapore in più lo lascia. A seguire il fritto, a scelta del giorno o un tipico calamari e gamberi. Da bere “Lager” per un sorso dissetante e non troppo complesso, perfetto con la sapidità marina. Come l’australiana Foster’s, nata giustamente sul mare di Melbourne. Dai sentori fruttati leggeri e delicati con note di cereali e luppolo in equilibrio, regala un sorso davvero felice. Ideale anche una Heineken 0.0, di particolare freschezza, ben bilanciata, una birra che invita alla convivialità, elemento importante di un pranzo sul mare, magari la domenica che poi sarà necessario rimettersi alla guida per il rientro a casa.

È il momento di tornare in città dove, volontariamente e letteralmente, ci si perde tra le sue meraviglie. Il nostro invito è di scoprire un Museo molto particolare e di grande fascino: “Centrale Montemartini”. Il complesso era una centrale termoelettrica, trasformata, alla sua dismissione, in una sezione distaccata dei Musei Capitolini.

Terminata la visita, siamo in zona Ostiense, la vivacità gastronomica del quartiere propone diverse opzioni. Dal Bistrot con cucina romana contemporanea, a ristoranti che prediligono la scelta vegetariana, a Pub con 15 linee di birra alla spina e grande attenzione all’arte brassicola artigianale. Insomma, una cucina di scelte creative e moderne, ma sempre di gran soddisfazione. Se non si vuole rinunciare alla pasta ecco un classico rivisitato: “Fettuccine con salsiccia, pesto di menta e pecorino”. Abbiniamo Ciney Brune, una Ale belga, nata nell’omonimo villaggio, scura e ad alta fermentazione. Intensa e ricca nei sentori di frutti di bosco e miele. Di morbida struttura non rinuncia ad un piacevole tocco amaro. Dagli anni ‘80, esiste anche la Ciney Blonde, una Strong Ale chiara, altrettanto intrigante nei profumi e gratificante nel sorso.

Tra le bellezze di Roma, un altro museo merita il viaggio. Si tratta del “Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia” che custodisce, tra le bellissime opere, il “Sarcofago degli Sposi”, un capolavoro celebre in tutto il mondo. Da non perdere anche gli spazi esterni e dei giardini, con una splendida statuta di Ninfeo, delle due ville rinascimentali che ospitano il museo.

Dopo i tesori etruschi, è giunto il momento di un altro tesoro di Roma: la Matriciana. Ingiustamente tenuta in panchina, rispetto alla Carbonara, è una vera meraviglia, con quel tocco di piccante che soddisfa appieno. La ricetta, antica e popolare, è codificata e certificata dal Comune di Amatrice. Gli ingredienti sono rigorosamente spaghetti, guanciale di Amatrice, pomodori pelati e pecorino romano dop. Unica concessione all’era moderna, l’utilizzo dei bucatini. Duplice scelta per la birra in abbinamento. Restiamo a Roma con il birrificio artigianale Rebel’s. In un casale sull’Ardeatina, circondato dal verde, i quattro giovani ribelli e appassionati soci producono ben quindici referenze. Tra queste scegliamo la “Tempura Crunch” note speziate e agrumate che richiamano lontane atmosfere asiatiche e ben si sposano con la intensità del primo piatto. In alternativa, o perché no degustarle entrambe, una birra rossa, anch’essa in linea con le sensazioni intense. La “Murphy’s Red” è la nostra scelta. Aromatica, note fruttate, intensa ed equilibratamente amaricante.

Ma possiamo gustare Roma, senza un “Carciofo alla Giudia”? Praticamente impossibile. La meta è il quartiere ebraico, precisamente via del Portico d’Ottavia dove il tipico piatto viene eseguito a regola d’arte, rendendo il carciofo una sorta di bellissimo fiore croccante fuori e tenero dentro. Del carciofo già scriveva nel 77 d.c. Plinio il Vecchio. “Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero” parole che negli anni ‘50, il poeta Pablo Neruda dedicava all’ortaggio. In abbinamento è il momento di scoprire una India Pale Ale, conosciuta con l’acronimo IPA, birra dallo stile audace, a volte coraggioso che declina con originalità sapori intensi e amari. Tra le molte ci piace indicare la californiana Lagunitas IPA realizzata con la bellezza di 43 varietà diverse di luppolo e 65 tipi di malto. Rinfrescante, persistente, giustamente ricca di sensazioni e sapori.

Il nostro percorso del gusto, nella Capitale, chiude in bellezza con due specialità della cucina romana, che andremo a gustare a Trastevere, iconico quartiere capitolino. E precisamente partiamo da via San Cosimato 7. Sul muro di questa casa è apposta una targa che celebra la nascita dell’attore Alberto Sordi, avvenuta il 15 giugno del 1920. Più Romano di così …

Regno di una cucina tipica e popolare, Trastevere offre una bella scelta di osterie romane dalle atmosfere autentiche e conviviali. Proprio in una di queste vanno assaggiati “Trippa alla Romana” e “Supplì”. Piatti dai sapori ricchi e invitanti, ricette immutate nel tempo e rappresentazione quasi onirica del sapore di Roma. Abbiniamo due birre di altrettanta forza, di bel carattere e di nobile matrice. Una strong lager, dal deciso grado alcolico come la Bulldog dall’aroma molto elegante e identitario ed un sorso appagante sotto tutti i punti di vista, è perfetta con la trippa e la sua pienezza. Con il Supplì, piatto concreto, ma al medesimo tempo, non eccessivamente impegnativo, cerchiamo la freschezza di una Radler. La ricetta nata in Germania nel 1922, prevede l’unione tra birra e succo di limone. Una miscela di grande freschezza, dissetante, di bassissima gradazione e di sapore energico per la spinta agrumata. Scegliamo il bel sorso della Dreher Limone.

Oggi ti porto a Napoli…

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Napoli è ospitalità, talento e artigianalità del gusto, che diventa passione gastronomica. In questo meraviglioso angolo di mondo portiamo oggi la nostra voglia di abbinare a piatti tipici birre di alta qualità. Il tutto ammirando uno dei panorami più belli di sempre: il golfo di Napoli con il Vesuvio sullo sfondo.

Anche passeggiare per via dei Tribunali o per i Quartieri Spagnoli, salire le vie di Forcella e perdersi in via San Gregorio Armeno, regno dei “presepari” è davvero uno spettacolo.

Sul lato gastronomico ci tuffiamo convinti nelle specialità dello street food dalle pizze fritte a quelle “a libretto” (piegate in quattro) per non perdere la salsa di pomodoro. Imperdibile il “Cuoppo” di mare o di terra, un cono di carta spessa che funge da contenitore del fritto, con piccoli pesci come le alici, totani a pezzetti, baccalà e frutti di mare oppure crocchè di patate, mozzarelline fritte, verdure in pastella come melanzane e zucchine in quello di terra. Quale miglior abbinamento di un grande classico come Birra Moretti Baffo d’Oro. Lager fresca, piena e compatta, dal perfetto equilibrio gustativo tra le noti più morbide e quelle amare; è prodotta con il miglior malto d’orzo italiano e con un solo luppolo lo spalt bavarese, una varietà fra le più antiche.

Passiamo ad una tipicità stagionale, ma talmente buona che la si trova praticamente sempre: il “Casatiello”. Le origini di questo gustosissimo lievitato ripieno risalgono al 1600 ed è citato in una favola scritta da Giambattista Basile dove è protagonista di un banchetto reale per celebrare una bella fanciulla. “E, venuto lo juorno destenato, oh bene mio: che mazzecatorio e che bazzara che se facette! Da dove vennero tante pastiere e casatielle? Dove li sottestate e le porpette? Dove li maccarune e graviuole? Tanto che ’nce poteva magnare n’asserceto formato.” Il passo celebra sapori e abbondanza in pieno stile partenopeo. Questa ciambella salata contiene formaggio, salame, ciccioli e uova. Sapidità e morbidezza conquistano con un morso davvero intrigante.
L’abbinamento birrario è duplice, una lager di media intensità come la Ichnusa Ambra Limpida, dall’equilibrio unico tra freschezza e intensità, con note erbacee che ben “sgrassano” il ripieno intenso del Casatiello, Per chi desidera spingersi oltre abbiniamo una birra friulana del Birrificio Giulia che produce, tra le valli del Monte Mia (da cui proviene l’acqua di lavorazione), a “Sud” una birra nera doppio malto prodotta con metodo artigianale, ad alta fermentazione. Non viene filtrata né pastorizzata e si presenta dal colore molto scuro, con schiuma color caffellatte e un panorama olfattivo ricchissimo. Sorso intenso e ricco di sentori come caramello e ciliegia.

Era il 7 dicembre 2017 quando, con voto unanime dell’assemblea, “L’arte dei pizzaiuoli napoletani” è stata proclamata dall’Unesco patrimonio culturale immateriale dell’Umanità.
Le storiche pizzerie, che hanno mano mano aperto sedi nelle principali città Italiane e all’estero, sono nate qui. Dalla pizzeria “Brandi” dove una targa di marmo apposta nel 1989 decreta “Qui 100 anni fa nacque la pizza Margherita” alla “Antica Pizzeria da Michele” data 1870, alla pizzeria “Starita” che accese il suo forno nel 1901.
E poi c’è lui, Gino Sorbillo, re di via dei Tribunali, dove la sua storica pizzeria, fondata dai nonni Luigi e Carolina nel 1935, richiama appassionati e celebrità dai quattro angoli del mondo.

Iniziamo con la “Margheritache Raffaele Esposito e Maria Giovanna Brandi, crearono nel 1889 recandosi a Palazzo Capodimonte, convocati da sua Maestà la Regina. Da allora la “Margherita” di Brandi è storia.

Per restare nel cuore di Napoli abbiniamo una lager del “Birrificio Artigianale Napoletano” prodotta con puro malto d’orzo si ispira alle birre a bassa fermentazione. Una bella schiuma densa, freschezza degli aromi floreali e persistenza. Un sorso che acchiappa.
La Pizza Fritta di Zia Esterina” di Sorbillo, è dedicata ai 21 figli tutti pizzaioli, nel segno della tradizione e della passione di famiglia. Croccante e dal ripieno goloso con scarola, provola e colatura di alici. Innamorarsi di Napoli ad ogni boccone.
In abbinamento brassicolo, restiamo al sud con una birra calabrese di ottimo livello.
Águila Negra del birrificio “Birra Cala”, una Stout dalle sfumature di nocciola, cacao e liquirizia e arricchita da un sentore perfettamente equilibrato di caffè colombiano.
Per chi desidera un contrasto diverso ottima scelta la Blanche di Brasserie de Silly. Note floreali e fruttate, leggeri cenni agrumati e speziati. Produzione artigianale per una birra tutta da scoprire.

Il nostro viaggio a Napoli termina in dolcezza.
Il Babà è un’arte vera e propria, la sua bontà dipende dal sapiente equilibrio tra la parte morbida e la parte liquorosa e dalla dimensione che non deve essere troppo minuta, ma di abbondante bellezza.
Un dolce inteso da abbinare con una birra altrettanto significativa. Abbiamo scelto “Cuore di Napoli Premium” del birrificio Kbirr, che sposa il progetto dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, creando una birra che diventa segno estetico ed esprime un sentimento di appartenenza al territorio partenopeo, contribuendo ad alimentare un flusso artistico e creativo. Si tratta di una IPA dal corpo leggero ma capace di sprigionare note e profumi di bella freschezza.

Oggi ti porto a … Bologna

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Lo splendido viaggio nella cultura alimentare del nostro Paese prosegue il suo percorso. Dopo un giro tra i sapori e i piatti tipici delle nostre montagne, è giunto il momento di tornare in città.

Non in un luogo qualsiasi, bensì in una delle città Italiane che meglio rappresenta quella somma di valori che sono la convivialità, la tradizione e la simpatia: andiamo a Bologna.

I portici della città che rendono intima ogni passeggiata, i tetti rossi dei palazzi antichi, quella meraviglia della Basilica di San Petronio, insieme alle mille simbologie di Piazza Maggiore con le sue celebri torri. Ognuno di noi ha un pezzetto della città negli occhi e forse nel cuore. Ermanno Olmi, Pier Paolo Pasolini, Mauro Bolognini, Pupi Avati vi hanno ambientato i loro film, narrando gli angoli più affascinati e la voce di Lucio Dalla ancora risuona nelle vie e nelle piazze, spesso protagoniste delle iconiche parole delle sue canzoni.

E allora via con gusti e sapori di una cucina di grande fascino, che soddisfa con gioia il palato, e che abbiniamo, come soliti fare, a birre che sanno arricchire con sentori profumi la cucina bolognese. “Quando sentite parlare della cucina bolognese fate una riverenza, ché se la merita”. Così nell’800, Pellegrino Artusi descriveva questa cucina.

Un perfetto inizio di questo menu bolognese è la Mortadella. La regina degli insaccati ha origine antichissime. Visitando il Museo archeologico di Bologna si può ammirare una stele romana che raffigura sette maialetti e un mortaio con pestello. Sempre di un “avo” della Mortadella parla anche Plinio il Vecchio che descrive un insaccato dal nome “Farcimen Myrtatum” per via della presenza del mirto nell’impasto. In ogni caso la Mortadella Bologna IGP è un capitolo obbligatorio per leggere con gusto la tipicità. Due scelte per abbinare un’ottima birra. La prima è la Schmucker Pils. Pregiata birra tedesca della regione dell’Assia: ha sentori erbacei e ben equilibrati e una nota elegante per l’utilizzo esclusivamente di malto tipo Pilsner. La sua nota amara ben si sposa ad un cubetto di mortadella Bologna Igp o ad una profumata fetta della stessa, degustata in purezza.

Se decidiamo invece di degustare la Mortadella appoggiata sulla “Crescentina” (gnocco di pasta fritta) oppure come “Bocconcini di mortadella fritta, cavolo viola e stracciatella” o all’interno di uno strudel salato, allora la birra giusta avrà più materia, più carattere, più ampiezza. Una birra artigianale di originale fattura, la Hibu Bockenbauer, interpretazione tutta italiana dello stile germanico. Dal colore ambrato concede al sorso la parte di luppolo e quella di malto in ottimo bilanciamento e unisce una piena e vellutata nota dolce che convive con quella amara.

Proseguiamo con due classici primi piatti.

In onore di Artusi, ecco il gran gusto dei “Maccheroni alla Bolognese” la cui ricetta compare nell’ottocentesco volume con il numero 87. Una pasta al ragù che rispecchia la vera tradizione per la quale si usano i cosiddetti “Denti di Cavallo” un formato di pasta perfetta per adagiarsi nel condimento e portarlo con sé nel boccone. Un piatto ricco, concreto che ben si abbina ad una birra che porti la sua parte di freschezza e di sentori pieni, una birra di piacevole originalità. Abbiamo pensato alla Lichtenhainer una delle referenze di “Manifatture Birre Bologna”. Si tratta di una American Pale Ale, tipologia simbolo negli Stati Uniti e ben inserita nella tradizione italiana di questo attivo birrificio della città. Note agrumate e floreali con una bella spinta amaricante e una golosa bevibilità.

Passiamo al secondo capitolo dei primi piatti. Protagonisti “Lasagna tradizionale sette strati in sfoglia verde al ragù” del ristorante Al Cambio e “Birra Moretti Grand Cru” una birra gastronomica, sciccosa, nobile e contemporanea al tempo stesso. I sette strati sono una piramide di bontà, una sontuosa esperienza gastronomica che delizia occhi e palato. Il sorso di BM Grand Cru è perfetto per accompagnare con la sua struttura ricercata e la sua unicità della rifermentazione in bottiglia. Al naso note complesse e aromatiche ben integrate con frutta secca, miele ed erbe. Al sorso è muscolare, con richiami amari e di scorza di agrume. Persistente, offre un sorso che soddisfa la compagnia dell’iconica lasagna di Piero Pompili.

Il secondo piatto immancabile è la “Cotoletta alla Bolognese” rigorosamente di carne di vitello. È un simbolo della cucina della rossa città, chiamata così per il colore dei mattoni utilizzati fin dal medioevo, ed è un esame complesso per chi si trova ai fornelli. Detta anche “Petroniana” dal nome del patrono di Bologna, San Petronio, la sua integrità è difesa dall’apposita associazione “Amici della Petroniana”. Per la ricetta, si batte una fetta di fesa di vitello per impararla e friggerla nel burro, arricchita con prosciutto crudo e parmigiano reggiano, sciolto in finale di cottura nel brodo. La sua presenza viene riscontrata sin dal 1600 nei menu dei banchetti. La ricetta è depositata dall’Accademia della Cucina Italiana presso la Camera di Commercio di Bologna. Insomma, la cotoletta alla bolognese è cosa molto seria e merita un analogo abbinamento birrario. La New Castle Brown Ale è un’ottima scelta. Molto diffusa in Gran Bretagna anche per il legame con la squadra di calcio della Premier League, è una birra scura dal carattere deciso e dal gusto aromatico e fruttato. Anche una birra di abbazia come quella prodotta alle porte di Milano, all’interno del Parco agricolo Sud, dalla Comunità monastica benedettina che si è insediata nel 1971 in località “La Cascinazza”. La loro “Amber” si caratterizza per ricerca attenta delle materie prime selezionate. Interessante e pieno il profilo aromatico con note olfattive di miele e spezie. Il sorso è fresco e bilanciato.

Per l’ultima tappa gourmet del nostro percorso bolognese, saliamo sui “Colli Bolognesi” zona tipica e molto cara ai cittadini della capitale dell’Emilia Romagna.

Qui troviamo lo “Lo zuccherino montanaro” dolce antico che veniva preparato in occasione e della Cresima e del Matrimonio. Sono biscotti friabili, simili alle frolle, e coperti di glassa di zucchero. Oltre che buonissimi sono anche di buon augurio. Li accompagniamo con una Affligem Bruge, ambrata di Abbazia, dall’aroma composito e molto piacevole e dal sorso di gran carattere per una delle birre la cui produzione è tra le più antiche del mondo che risale, infatti, al 1074.