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Tradizione e ottime birre sulla tavola delle feste

Vigilia di Natale, giorno di Natale, Santo Stefano e veglione di San Silvestro. Ognuno di questi rappresenta per gli italiani un appuntamento irrinunciabile con la tradizione e la gioia delle feste.

Famiglia, parenti, amici, affetti e amori si uniscono in conviviale armonia e ci fanno compagnia, ci ricordano di fermarci ad ascoltare, a dedicare un po’ di tempo agli altri, a non chiedere anonimamente “come va?” bensì a farci raccontare e raccontarci.

Un bellissimo capitolo delle feste, che ci piace riscrivere ogni anno è quello della tradizione gastronomica delle feste. Di regione in regione, di territorio in territorio, di famiglia in famiglia, ognuno porta in tavola le sue specialità. In questo periodo tutti attendono con gioia le “polpette della nonna”, l’apparentemente elaborato “Cappone ripieno” che come lo cuoce la zia, nessuno al mondo, fino alle “Lasagne” o alla “Parmigiana” e all’eterno “derby” che vede contrapposte le melanzane fritte a quelle al forno.

Ma la festa è proprio questa, sono questi momenti che alla domanda “Se torni bambino qual è il profumo della tua infanzia?” inducono quasi tutti a rispondere con un odore che viene dalla cucina.

A noi piace viaggiare nelle cucine del mondo e nelle tradizioni italiane abbinando a ottimi piatti, altrettante ottime birre. E così facciamo anche per le feste, abbinando specialità natalizie regionali e birre di vari Paesi.

Partiamo da una delle capitali del Natale, Napoli con i suoi presepi tradizionali e la sua allegria. Nel menu del pranzo di Natale, non può mancare la “menestra ammaritata” ovvero minestra maritata. Si intende che al brodo vengono uniti elementi che si sposano perfettamente tra loro. Verza, scarola, borragine, e alcune parti del maiale come salsiccia, cotica e cotenna. Un piatto vigoroso, pieno, saporito, cui abbiniamo delle birre di altrettanto carattere. Dalla Spagna la “Daura Marzen Doppio Malto”. Una birra ambrata, dal gusto pieno e dal corpo ricco e strutturato con note di spezie dolci e giusta spinta di amaro. Bassissimo contenuto di glutine. Ottima, questa per contrasto, con la ricchezza della ministra, la “Lagunitas IPA”, birra americana dal colore brillante, la schiuma ampia. Le sue note aromatiche e agrumate bilanciano con gusto l’abbinamento.

La “Pizza di scarola” è la protagonista degli antipasti per la cena della Vigilia, con il suo ripieno di verdura, pinoli e uvetta, senza farsi mancare giusto un paio di “acciughine”. Dato che è la Vigilia e si “mangia di magro”, quale miglior abbinamento che una birra analcolica come la “Erdinger”. Birra tedesca, anzi bavarese, dal tratto saporito e dalla bella freschezza, profumi gradevoli e gusto delicato. E se siamo dai parenti, ci consente di tornare a casa senza problemi alla guida.

In Basilicata il menù di Natale inizia con la frittura, in particolare le “Pettole lucane” con lampascioni, alici, baccalà e cavolfiore. Tipico del Natale anche il Baccalà con il “Peperone Crusco” fantastica specialità della Basilicata. Abbiniamo con piacere una pils tedesca, la “Kulmbacher Edelbier Pils”: le sue note saporite e il suo gusto pieno sono perfette per insaporire il sorso che resta leggero, slanciato e asciuga dal fritto.

Nella cucina delle feste in Sardegna, un posto d’onore è riservato agli ‘Iscabecciu’: piccoli pesciolini impanati con la semola di grano duro e fritti insieme ad aglio e pomodorini, alle “Orziadas” anemoni di mare impanati e fritti serviti con pepe e limone e al l’immancabile “Fregola ai frutti di mare”. Amando vincere facile, abbiniamo due specialità di Ichnusa, la birra dall’anima sarda. La “Ichnusa non filtrata” dalle note speziate dolci, oltre a miele e fiori d’arancio e dal carattere pienamente sardo. Un sorso che resta in Sardegna. Con la fregola ecco una lager a bassa fermentazione, ambrata e dal gusto erbaceo e dalla bevuta di bel carattere: parliamo della “Ichnusa Ambra Limpida”.

Ancora al sud dalle feste in Calabria, citiamo due dei numerosi dolci tipici, la cicirata, lontana parente degli struffoli e della cicerchiata e i Cannarituli, gnocchi fritti e immersi poi nel mosto cotto. Ci sta bene una birra del territorio che nasce sulla Riviera dei cedri, a Scalea. Si tratta della “Aquila Negra” la coffee stout di “Birra Cala”. Il suo carattere intenso tra caffè e liquirizia accompagna la dolcezza in perfetta unione. Per chi ama, invece, il contrasto, bene la “Citrusina” una Blanche al cedro del medesimo birrificio.

E al nord? Immancabile la tavola festiva piemontese, con Vitello Tonnato, Insalata Russa e peperoni con la “Bagna Cauda”. Il primo piatto non può che essere “Agnolotti del plin ai tre arrosti”. Per gli abbinamenti ci spostiamo nella confinante Francia con una duplice scelta. La “Fischer Lager” prodotta sin dal 1821 dall’ omonimo birrificio di Strasburgo. Leggera, fruttata, poco amara. In alternativa, ma nulla vieta di degustarle entrambe, andiamo controcorrente con una seconda lager la “Desperados” che, pur francese, si abbellisce con un tocco di Tequila. Vigore e sapore non mancano e ci stanno davvero bene.

Tortellini, cappelletti, anolini, dall’Emilia Romagna alla Toscana con tappa a Piacenza, la pasta ripiena in brodo è sapore tipico delle feste, spesso come una delle portate tradizionali del menù di fine anno, il veglione durante il quale attenderemo il 2026 e le sue novità e sorprese. Una birra rossa intensa ad alta fermentazione, colore amaranto scuro, intensa e cremosa. È la belga Charles Quint Rouge, corposa e ben strutturata. Anche dalle abbazie e sempre dal Belgio, abbiamo birre perfette per la pasta in brodo. Come la “Triple Carmeliet”, la cui ricetta dei monaci di Dendermonder, risale a trecento anni orsono. Una miscela di ben tre malti (avena, frumento e orzo), conferisce un gusto fruttato davvero piacevole.

Infine, voi con quale birra preferite brindare al nuovo anno? … Almeno una certezza ci vuole nell’affrontare il futuro.

Auguri a tutte e a tutti!